“Su dieci persone uccise dal Covid-19 nel mondo, una viene dal Brasile”, con una realtà ancora più crudele in Amazzonia (225 morti nella giornata di sabato nello Stato di Amazonas), che vive “scenari di indicibile degrado e totale disprezzo per la dignità umana” e momenti di “vera e propria discriminazione razziale”. Sono alcuni passaggi della lettera di denuncia presentata al Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite da un gruppo di organizzazioni cattoliche ed evangeliche, in merito alla situazione della pandemia in Brasile e alla gestione delle autorità federali e statali. Tra i firmatari, la rete continentale Iglesias y Minería; vari organismi espressione della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), come il Consiglio indigeno missionario (Cimi), la Commissione speciale per l’Ecologia integrale e le attività estrattive, la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) del Brasile; il Consiglio nazionale delle chiese cristiane (Conic), ordini e congregazioni religiose e missionarie, tra cui francescani, comboniani, scalabriniani, e altre riunite nella rete Vivat internazionale.
Secondo i firmatari il Brasile si trova di fronte a una pandemia aggravata dalle scelte politiche, che “sta amplificando le profonde disuguaglianze nel nostro Paese”. Le organizzazioni denunciano gli scarsi investimenti pubblici e la crescita della privatizzazione dei servizi essenziali, situazioni che colpiscono “gli afro e gli indigeni, rafforzando così il razzismo strutturale della nostra società”.
Le organizzazioni basano la loro posizione con i numeri di diverse indagini, che rivelerebbero una connessione tra la situazione della pandemia e una narrativa politica basata su una strategia di propaganda contro il sistema sanitario, su discorsi ideologici, su notizie false che “indeboliscono l’adesione popolare alle raccomandazioni sanitarie”. La ricerca mostra anche che la percentuale di morti è più alta tra gli analfabeti, i neri e gli indigeni, e nelle regioni del nord e nord-est del Brasile.
Riferendosi alla situazione di Manaus, che probabilmente ha superato i 2.000 morti per Covid solo nel mese di gennaio, molti dei quali per mancanza di ossigeno nella fragile struttura ospedaliera, la nota denuncia la “condivisione delle responsabilità tra le diverse sfere di potere” nello stato di Amazonas. In conseguenza di ciò, le organizzazioni denunciano “l’abbandono dei poteri pubblici, a livello federale, statale e comunale” e chiedono che “venga svolta un’indagine per accertare le possibili responsabilità”. Il documento afferma di sostenere le richieste di impeachment del presidente Jair Bolsonaro e di chiedere l’intervento di “attori internazionali nella regione amazzonica”.