Accanto alla frattura sanitaria e a quella sociale, in questo tempo di pandemia “si fa purtroppo sempre più pressante la frattura delle nuove povertà rispetto alle quali i dati sono deflagranti”. A lanciare il grido d’allarme è il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nell’introduzione con cui ha aperto i lavori del Consiglio episcopale permanente, in corso oggi in videoconferenza. “La situazione socio-economica in cui si trova il nostro Paese è fonte di preoccupazione crescente”, l’analisi del cardinale: “è chiaro che una serie di problemi di carattere strutturale conosciuti da tempo, a lungo sottovalutati, sono da affrontare in modo indifferibile”. “Se non s’interviene efficacemente sul sovraindebitamento di famiglie e imprese, cadute per la prima volta a causa della pandemia nella condizione di debitori insolventi, si amplificheranno le già drammatiche condizioni per il ricorso all’usura e l’accesso della criminalità organizzata nei tessuti economici e sociali”, il monito di Bassetti, che ha citato i dati dall’osservatorio della Consulta Nazionale Antiusura Giovanni Paolo II, con le sue 32 Fondazioni che operano in tutta Italia, che rilevano “un quadro preoccupante che va dalle famiglie e piccole imprese familiari divenute insolventi – sono 3 milioni di nuclei, per circa 7,5 milioni di persone fisiche; a quelle che avevano già varcato la soglia di rischio e sono ora in fallimento “tecnico” per debiti – sono 2 milioni e 250 mila unità, per 6,5 milioni di persone; infine a quelle a rischio di usura – quantificabili in 350 mila famiglie e in 800 mila persone”.