“In quel momento di apparente fallimento, dove è tutto buio, Gesù prega lodando il Padre. E la sua preghiera conduce anche noi, lettori del Vangelo, a giudicare in maniera diversa le nostre sconfitte personali, le situazioni in cui non vediamo chiara la presenza e l’azione di Dio, quando sembra che il male prevalga e non ci sia modo di arrestarlo”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla preghiera di lode e trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico. “In quei momenti Gesù, che pure ha tanto raccomandato la preghiera di domanda, proprio in quel momento in cui avrebbe avuto motivo di chiedere spiegazioni al Padre, invece si mette a lodarlo”, ha fatto notare Francesco, che si è chiesto: “A chi serve la lode? A noi o a Dio?”. “La preghiera di lode serve a noi”, la risposta, e “paradossalmente deve essere praticata non solo quando la vita ci ricolma di felicità, ma soprattutto nei momenti difficili, momenti bui, quando il cammino si inerpica in salita. È anche quello il tempo della lode”. “Come Gesù, che nel momento buio loda il Padre”, ha proseguito a braccio: “Perché impariamo che attraverso quella salita, quel sentiero difficile, quel sentiero faticoso, quei passaggi impegnativi si arriva a vedere un panorama nuovo, un orizzonte più aperto. Lodare è come respirare ossigeno puro, ti purifica l’anima, ti fa guardare lontano, non rimanere imprigionato nel momento difficile, nel momento buio delle difficoltà”.