“Il mondo non è altro da Dio, ma è suo dono frutto delle sue mani. E in questo mondo creato da Dio avviene l’Incarnazione, la nascita del Figlio, ‘pieno di grazia e di verità’, che regala all’uomo la sua bellezza e indica il suo destino”. Lo ha ricordato ieri l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nella celebrazione eucaristica che ha presieduto nella basilica di San Francesco.
Nell’omelia il vescovo ha sottolineato che “la fede poggia sull’Incarnazione, sul Natale e sulla storia di Gesù, come luce che illumina le nostre tenebre: le nostre incertezze, i nostri dubbi, le nostre incapacità, le nostre paure, le nostre delusioni”. “L’anno che è appena iniziato – ha ammonito mons. Perego – chiede di illuminare con gli occhi della fede la nostra vita, non solo per ricordare, ma anche per camminare”. “In questo momento – ha proseguito – non possiamo fermarci, ma come cristiani siamo chiamati ad accompagnare la fede con la carità: con la condivisione, con la prossimità, con un cuore aperto e non chiuso, con il desiderio di trasformare luoghi e percorsi in nuove opportunità per costruire comunità, città”. “C’è bisogno di una carità materiale, che si trasformi in forme personali o associate di solidarietà, che lenisce le povertà vecchie e nuove; ma – ha osservato l’arcivescovo – c’è bisogno di una carità culturale, educativa, che ha la pazienza dell’ascolto, della correzione fraterna, dell’attesa, della formazione della coscienza”. “La luce della fede e il gesto della carità insieme la convinzione di mons. Perego – aprono alla speranza, al desiderio insieme di consegnare al domani il meglio di noi stessi: una fede vissuta, una carità sofferta, un progetto di vita, un cammino di santità, l’edificazione di una città nell’amore”.