“Il buon samaritano, quando incontrò quel poveretto mezzo morto sul bordo della strada, non gli fece un discorso per spiegargli il senso di quanto gli era accaduto, magari per convincerlo che in fondo era per il suo bene. Il samaritano, mosso da compassione, si chinò su quell’estraneo trattandolo come un fratello e si prese cura di lui facendo tutto quanto era nelle sue possibilità. Qui, sì, forse possiamo trovare un ‘senso’ di questo dramma che è la pandemia, come di altri flagelli che colpiscono l’umanità: quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia per i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso – letta dal card. Giovanni Battista Re – ha invitato a rendere grazie a Dio “per le cose buone accadute nella nostra città durante il lockdown e, in generale, nel tempo della pandemia, che purtroppo non è ancora finito”: “Sono tante le persone che, senza fare rumore, hanno cercato di fare in modo che il peso della prova risultasse più sopportabile” perché “la benedizione e la lode che Dio più gradisce è l’amore fraterno”.