Es 12,1-8.11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
"Perché come ho fatto io, facciate anche voi"
La sera della sua passione Gesù si alza da tavola, si cinge di un asciugatoio e lava i piedi ai suoi discepoli. Sul dipinto vediamo Gesù e Pietro che s’inchinano profondamente l’uno verso l’altro. Gesù è inginocchiato, quasi prostrato davanti a Pietro in un gesto assoluto, non si vede nemmeno il suo volto. In questo momento Gesù è soltanto a servizio per quest’uomo davanti a lui. E così vediamo il suo volto rispecchiato nell’acqua, sui piedi di Pietro.
Pietro s’inchina verso Gesù. La sua mano sinistra ci parla di rifiuto: "Tu, Signore, vuoi lavare i piedi a me?". La sua destra e il suo capo, in contrasto, si appoggiano con tutto il loro peso sulla spalla di Gesù. Pietro non guarda al Maestro, non può vedere neppure il suo volto che appare nel catino. Nel Vangelo di Giovanni Gesù risponde alla domanda esitante di Pietro: "Quello che faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo". È questa parola che si rispecchia nell’immagine.
La posizione di Gesù… è più in basso di Pietro. Non è il volto di Gesù che è al centro dell’immagine, ma il volto di Pietro sul quale si riflette il segno della dignità riacquistata. Lo sguardo di Pietro è diretto verso i piedi di Gesù. Questi piedi sono smisurati (piedi sporchi e consumati dal cammino verso l’uomo). Pietro capisce che il suo impegno sarà quello di ripetere gli stessi gesti di Gesù, verso ogni fratello, verso il corpo di Cristo (il Volto di Gesù scompare sotto l’asciugatoio che ha le sembianze della "quefià", il mantello della preghiera).
Dietro i personaggi vediamo sul tavolo un calice con il vino e un piatto con il pane spezzato. La luce che emana il vestito di Gesù si riflette pure sull’angolo della tovaglia. C’è anche l’ombra delle due persone che abbraccia questi segni dell’Eucaristia, si tratta di un unico incontro. È la stessa luce che illumina pane e vino, le mani e i piedi del discepolo e del Maestro. È la luce della fedeltà di Dio alla sua alleanza, la luce dell’abbandono di Gesù nelle mani del Padre, la luce della salvezza.
Il pittore utilizza spesso il blu come colore della trascendenza. Il tappeto blu contrasta con i colori marroni, i colori della terra, che predominano nell’immagine. Il tappeto blu indica che il cielo si trova ora sulla terra, là dove si vive il dono di sé per l’altro. Se noi cristiani stiamo cercando il volto di Cristo, dobbiamo lasciarci condurre ai piedi degli altri.
Là dove due corpi si intrecciano nel dare e nel ricevere si costruisce il corpo di Cristo, si inizia a capire cos’è l’Eucaristia. Gesù, il maestro che si fa servo. La fede non è tanto accettare che Gesù sia Dio, ma che Dio sia quest’uomo, Gesù in ginocchio davanti a noi, e che ci lava i piedi.
Il volto di Gesù compare nell’acqua del catino insieme ai piedi…
"Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo di acqua sporca. Girerei il mondo con quel recipiente ad ogni piede cingermi l’asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, a lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego. In silenzio… Finché tutti abbiamo capito, nel mio, il tuo amore". (M. Delbrel)
Meditazione sull’icona "La lavanda dei piedi" di Sieger Koder: clicca qui
Angelo Sceppacerca