“Per evitare la possibilità di esprimere e trasmettere opinioni diverse bisogna forse lasciare spazio al pensiero unico? E dove sta la libertà di scelta se non si da la possibilità di scegliere? O dove sta la libertà di pensiero se non si da la possibilità di pensare, argomentare, riflettere, esercitare la capacità critica circa ciò che è giusto o sbagliato?”. A porre questi interrogativi è Paola Pellicanò, presidente ad interim dell’Associazione Donum Vitae, commentando in una nota un articolo uscito il 29 dicembre su un quotidiano nazionale, che definisce “pericolose e inquietanti” alcune affermazioni in materia di sessualità e procreazione, tratte dal Manuale di Bioetica di Elio Sgreccia, un testo che, scrive Pellicanò, “ha rappresentato e rappresenta tuttora una pietra miliare per gli studiosi di questa disciplina ed esprime la ricerca e il pensiero di un autore che è stato uno studioso e, al contempo, un pastore della Chiesa”.
In materia di aborto, fecondazione artificiale, omosessualità le leggi esistono, anche a livello internazionale, “sebbene molti, nella propria coscienza, abbiano deciso di obiettare, e non solo per motivi religiosi” si legge ancora nella nota. Ma esiste anche “il dibattito, la riflessione, la considerazione dei valori in gioco. Ed esiste la cura della persona, l’ascolto della persona, la ricerca di quei desideri profondi e inespressi che, assieme alla psicologia, certamente anche la vita spirituale sa intercettare”. Questo, secondo Pellicanò, “un maestro come Sgreccia ha saputo insegnarlo e testimoniarlo”. Perché la bioetica, “quella che Sgreccia ha elaborato e insegnato, è scienza della vita e, con il suo spazio di ricerca e argomentazione, deve tendere al rispetto della dignità di ogni vita. Questo, assieme alla inappuntabile qualità scientifica e all’immenso patrimonio bibliografico, egli ha saputo tradurre nelle pagine del Manuale da lui scritto”, e questo, conclude, lo rende forse “pericoloso”, perché “capace di aiutare a riflettere e a scegliere”.