Dopo quella di agosto, nei giorni immediatamente precedenti le feste natalizie, la diocesi di Grosseto ha erogato la seconda tranche di aiuti alle famiglie in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria, che è diventata emergenza sociale ed economica. “Attraverso il grande lavoro fatto dalle Caritas parrocchiali – si legge in una nota diffusa oggi –, da quella diocesana e dall’ufficio diocesano economato, è stato possibile erogare circa 200mila euro di aiuti, grazie allo stanziamento straordinario, da parte della Cei, di fondi 8xmille stornati dalla nuova edilizia di culto e riversati interamente sulla carità per sostenere le Chiese diocesane nella loro opera di prossimità a tante situazioni di fragilità che il Covid ha fatto emergere”. “Tra prima e seconda fase sono giunte alla diocesi oltre 150 domande di aiuto – spiega don Paolo Gentili, vicario generale della diocesi –. Se ad agosto abbiamo fatto fronte a 60 richieste di famiglie in emergenza, stavolta sono state quasi un centinaio. Le risorse straordinarie stanziate dalla Cei rappresentano un ulteriore intervento, che si somma a quelli già erogati nei mesi passati, per far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali provocate dal Covid-19. La Chiesa in questi mesi durissimi anche per le nostre comunità parrocchiali, non si è tirata mai indietro e lo ha fatto consapevole del proprio compito: essere la locanda dell’uomo ferito”. “Tutte le situazioni a cui abbiamo risposto sono conosciute e filtrate dalle Caritas parrocchiali – racconta invece Luca Grandi, vicedirettore di Caritas, che ha curato le singole pratiche assieme all’ufficio economato della diocesi –. Si tratta, infatti, di famiglie seguite già e che, grazie a questi fondi, abbiamo potuto inserire in uno specifico percorso di accompagnamento. Le risorse erogate sono servite a tamponare in primo luogo rate di affitto arretrate, evitando anche qualche sfratto. E poi il pagamento di utenze, di spese mediche, di finanziamenti o rate di mutuo a cui le famiglie non sono riuscite a far fronte perché è venuto meno il lavoro di uno o di entrambi i coniugi”.