Gb 7,1-4.6-7; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39
Gesù compie molte guarigioni di malattie. In Marco la prima è il risanamento della suocera di Pietro colpita dalla febbre. Un segno compiuto in un focolare domestico, nell’intimità della famiglia: il contatto con Gesù porta la guarigione e la salute, preannuncio della Risurrezione. L’affetto e la riconoscenza, poi, si mostrano nel servizio al Signore.
All’inizio di una giornata-tipo di Gesù un "piccolo" miracolo. La logica degli uomini si sarebbe aspettato qualcosa di più sensazionale, impressionante, come una risurrezione ad esempio. Questo perché noi siamo abituati a pensare il miracolo come un segno di potere (la stessa logica di Satana nelle tentazioni). Per Gesù, invece, non conta il clamoroso; i suoi miracoli sono tutti segno della compassione e della misericordia; per questo ciò che conta è il messaggio contenuto nel segno e il suo significato è universale nel tempo e nei luoghi.
A poca distanza dalla Sinagoga di Cafarnao, dove Gesù ha liberato dal male un indemoniato, si trova la casa della suocera di Simone (che abitava invece a Betsaida). Questa casa diventerà in seguito la prima Chiesa della comunità locale. Mentre la Sinagoga è il luogo del rapporto con Dio, la casa è il luogo delle nostre relazioni quotidiane. Gli animali hanno le tane; gli uomini hanno le case ricche di relazioni, ma a volte anche di malattie e ferite.
Gesù che si china sulla suocera di Pietro e sgrida la febbre, sembra una mamma; ma richiama anche il gesto che fa negli esorcismi e nella tempesta. L’ammalata si alza (è il verbo della risurrezione) e si mette a servirli, segno che è guarita. Ognuno che si mette a servizio mostra di essere una persona in piedi, sana, guarita dalla sclerosi dell’egoismo. E ogni miracolo è un passaggio dalla morte alla vita perché ci mette al servizio gli uni degli altri.
Non è finita la giornata di Gesù. Dopo che di giorno aveva liberato un ossesso e guarita un’ammalata, anche la sera, al tramonto del sole, si trova davanti casa una marea di gente (tutta la città) e continua a operare salvando una moltitudine di malati e indemoniati. Solo all’alba sembra cercare quiete e si ritira nel deserto a pregare. Viene in mente il popolo di Dio nell’esodo: per quarant’anni ogni mattina gli ebrei uscivano dall’accampamento per raccogliere sulla superficie del deserto il pane per il cammino di quel giorno.
Angelo Sceppacerca