“Questa riflessione sulla crisi ci mette in guardia dal giudicare frettolosamente la Chiesa in base alle crisi causate dagli scandali di ieri e di oggi”. A sostenerlo è il Papa, nel discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi. “Quante volte anche le nostre analisi ecclesiali sembrano racconti senza speranza”, il monito di Francesco, secondo il quale “una lettura della realtà senza speranza non si può chiamare realistica”. “La speranza dà alle nostre analisi ciò che tante volte i nostri sguardi miopi sono incapaci di percepire”, la tesi del Papa: “Non è vero che è solo, è in crisi. Dio continua a far crescere i semi del suo Regno in mezzo a noi”. “Qui nella Curia sono molti coloro che danno testimonianza con il loro lavoro umile, discreto, senza pettegolezzi, silenzioso, leale, professionale, onesto”, l’omaggio di Francesco: “Anche il nostro tempo ha i suoi problemi, ma ha anche la testimonianza viva del fatto che il Signore non ha abbandonato il suo popolo, con l’unica differenza che i problemi vanno a finire subito sui giornali – questo è di tutti i giorni – invece i segni di speranza fanno notizia solo dopo molto tempo, e non sempre”. “Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo, si limita a fare l’autopsia di un cadavere”, ha denunciato il Santo Padre: “Guarda la crisi, ma senza l’annuncio del Vangelo. “Siamo spaventati dalla crisi non solo perché abbiamo dimenticato di valutarla come il Vangelo ci invita a farlo, ma perché abbiamo scordato che il Vangelo è il primo a metterci in crisi. Ma se troviamo di nuovo il coraggio e l’umiltà di dire ad alta voce che il tempo della crisi è un tempo dello Spirito, allora, anche davanti all’esperienza del buio, della debolezza, della fragilità, delle contraddizioni, dello smarrimento, non ci sentiremo più schiacciati, ma conserveremo costantemente un’intima fiducia che le cose stanno per assumere una nuova forma, scaturita esclusivamente dall’esperienza di una Grazia nascosta nel buio”.