“Sul piano della didattica, la lezione dell’emergenza ha consentito agli insegnanti di ripensare le loro azioni professionali. Si è capito che il progettare – tradizionalmente pratica implicita e centrato sul contenuto – deve essere esplicitato e ricalibrato sulle attività”. Lo ha detto Pier Cesare Rivoltella, docente di pedagogia all’Università Cattolica di Milano e presidente Società italiana di pedagogia, intervenuto questa sera alla prima giornata dell’incontro “Ripensare l’educazione nel XXI secolo”. Promosso fino a domani dal ministero dell’Istruzione, l’appuntamento si è aperto con il saluto del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e l’introduzione della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.
Progettare, ha spiegato Rivoltella, “significa non replicare, fare i conti con la densità della videolezione rispetto alla lezione in presenza, lavorare in ottica di microlearning, prestando attenzione alla granularità dei contenuti, alle ore effettive dello studente, agli orologi quotidiani e settimanali, al carico cognitivo”. Si è inoltre capito che “la comunicazione didattica trasmissiva non funziona; va sostituita con una comunicazione dialogica, più relazionale e focalizzata. La mancanza della scuola ha aperto il bisogno non solo di un sostegno cognitivo, ma anche (soprattutto) relazionale, affettivo, ambientale. Serve l’aggancio affettivo, riprodurre i luoghi, riprodurre le routines”. Infine, “si è capita la necessità di sostituire una valutazione sommativa e basata sulla misurazione, con una valutazione autentica, diffusa, formatrice”.