“È il momento – per questa nostra città – di diventare comunità solidale. Chi ha responsabilità, private e pubbliche, deve stare attento che certi passaggi della vita collettiva ormai prossimi non abbiano l’effetto di accrescere le lacerazioni che già attraversano e feriscono il tessuto della società civile di questa città”. È il monito lanciato questa sera dal mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, nell’omelia pronunciata in occasione della solennità della Dedicazione della cattedrale intitolata a San Marco.
“La festa di quest’anno – ha osservato il vescovo – non può non risentire del clima indotto dal prolungarsi della pandemia, dalle restrizioni ulteriori che si profilano per le festività e dalle incertezze per il futuro che neanche l’annuncio dell’imminente vaccino riesce a dissipare”. “In tale contesto – ha domandato –, che cosa dice la festa di oggi a noi comunità ecclesiale? E che cosa dice alla comunità cittadina tutta, della quale la Chiesa si sente parte integrante e attiva, desiderosa di concorrere al bene dell’intera collettività?”. Mons. Crociata si è soffermato sulla “presenza della Chiesa in questi mesi di pandemia”, sottolineando che “è stata molto generosa e tempestiva l’azione della Caritas, sia al livello diocesano che nelle parrocchie. I bisogni e le richieste si sono moltiplicati, ma anche la generosità si è accresciuta”. Per il vescovo, “ciò che non ci serve in questo momento è accodarci alla infinita chiacchiera che ci avvolge come una nuvola di polvere da non pochi mesi, per scagliarci contro o a favore di chi porta l’ultima responsabilità nella vita del Paese. Ciò di cui abbiamo bisogno è guardare a noi stessi con onestà, riconoscendo i nostri limiti e le nostre responsabilità, soprattutto esaminando il nostro atteggiamento di fondo”. “Non serve appellarsi alle istituzioni o scaricare tutte le responsabilità su storture che pure si possono di fatto riscontrare”, ha proseguito, convinto che “solo una mobilitazione morale potrà consentire di affrontare una situazione difficile”. Una mobilitazione che, ha spiegato, “deve cominciare ora, non solo lavorando fin d’ora con impegno e serietà, ma progettando e preparando iniziative e intraprese in grado di superare le conseguenze economiche e sociali, ma anche morali e psicologiche, di questa lunga crisi”. Crociata ha parlato di una Latina “ancora informe quanto a identità ideale e culturale”, una realtà che necessita di “trovare qualche elemento di unità proprio a partire da questa drammatica situazione”. “Come comunità cristiana sentiamo la responsabilità”, ha concluso il vescovo, evidenziando che “il nostro compito è imparare a coniugare preghiera e impegno sociale”.