Is 22,19-23; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20
Questo Vangelo è una vetta per la conoscenza e la sapienza della fede sul mistero della persona di Gesù. La sapienza e la fede non si conquistano con i meriti né con i ragionamenti. La fede è dono di Dio Padre. La fede ha accompagnato tutta la storia della salvezza: Giovanni il Battista, Elia, Geremia e molti altri profeti scavano il solco della lunga tradizione ricevuta dai padri ebrei. Ora questa storia giunge all’apice nel Figlio di Dio.
"Ma voi, chi dite che io sia?". Più della Legge e della profezia, molto più di un segno della creazione, in Gesù si rende presente Dio stesso in pienezza: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Accoglierlo, seguirlo, essere in comunione. È la fede.
La confessione dell’umile pescatore di Galilea è voce dei suoi compagni a tutte le generazioni indicando il punto assoluto della salvezza. Su questa pietra si edifica la nuova comunità sposata con Dio. Questa Chiesa è edificata dal Signore: anche la Chiesa è dono di Dio. Umile realtà dell’umanità ferita, con limiti ed errori nei suoi figli, eppure su di essa nulla potranno le potenze degli inferi.
La Chiesa è l’unica realtà dove le ferite del peccato non hanno l’unico destino di condanna, ma possono essere inizio di una strada nuova. Origene ricordava quella pietra che accompagnava e dissetava il popolo di Dio nel deserto verso la Terra Promessa.
Perché quella domanda di Gesù? Ogni volta che il Signore fa questa domanda si ricomincia da capo e si riceve un nuovo compito, una missione, una vocazione; si è investiti dal dono di Dio. Nel dialogo c’è la parola "figlio", sia nella domanda sia nella risposta. Pietro è "figlio di Giona", (figlio della colomba, dello Spirito Santo). E Gesù è Figlio del Dio vivente. Gesù nasconde nella carne il suo essere figlio di Dio. E il Padre, nello Spirito, ci dice che nella persona di Gesù c’è tutto Dio e che tutto quello che Dio è lo abbiamo ricevuto in Gesù.
Angelo Sceppacerca