Il 2020 si classifica fino ad ora come il quinto anno più caldo mai registrato in Italia dal 1800, con una temperatura di oltre un grado più elevata della media storica, a conferma di un decisa tendenza al surriscaldamento della Penisola con effetti climatici e produttivi. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi ai primi nove mesi dell’anno in riferimento alle cause degli scioglimento della superficie di ghiaccio dell’arco alpino che si è ridotta del 60% negli ultimi 150 anni secondo l’analisi di Legambiente. “Gli effetti – sottolinea Coldiretti – si sono già fatti sentire a livello globale e nazionale con il divampare degli incendi e una drastica riduzione dei ghiacciai”, una tendenza alla tropicalizzazione con un ripetersi di eventi estremi costati all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Un processo che – sostiene Coldiretti – “ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni e le loro caratteristiche con l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate le piante di banane, avocado e di altri frutti esotici Made in Italy, mai viste prima lungo la Penisola”, mentre il vino italiano con il caldo è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni. “Una situazione che di fatto – conclude Coldiretti – mette a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani”.