“Dovremo concentrarci sull’essenziale, ammaestrati anche da questa pandemia che ci aiuta a distinguere tra ciò che è superficiale e ciò che è importante; dovremo lasciare da parte polemiche, litigiosità, arroccamenti; dovremo stare insieme e collaborare con la diocesi di Modena, per individuare meglio le risorse evangelizzatrici. A cominciare da chi è più fragile, più esposto, più emarginato: perché il Signore si identifica in modo speciale con le persone svantaggiate. A partire da loro dobbiamo essere apostoli di speranza”. In una lettera inviata alla diocesi di Carpi così si esprime mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, nominato oggi da Papa Francesco vescovo di Carpi. Le due Chiese locali sono da oggi unite “in persona episcopi”.
Mons. Castellucci esprime tre sentimenti e un auspico: “Il primo sentimento – scrive – è la gioia, perché in questo anno e mezzo ho conosciuto e apprezzato tanti doni, tante energie e tanta generosità, spesso nascosta, nella nostra Chiesa di Carpi”. Ma c’è anche “paura”, rivela l’arcivescovo, “perché in questo periodo mi sono reso conto di quanti limiti oggettivi e soprattutto soggettivi frenano il mio ministero tra voi, che ora devo dividere tra due diocesi”. Il terzo sentimento è “la comprensione verso chi in questo momento è deluso, perché confidava – come del resto anche io – in un vescovo dedicato alla sola diocesi di Carpi, mentre se ne trova uno diviso tra due diocesi, che non sa bene come potrà fare”. Infine, “l’auspicio”: “È rivolto – spiega – alla corresponsabilità o, se si vuole, alla sinodalità”. “Spero che le molte iniziative e la grande vitalità possano sempre meglio essere condivise, perché il rischio che corriamo non è quello di fare poco, ma quello di fare in modo individualistico”, il monito del vescovo. “Ripartiamo insieme con l’aiuto di Maria Assunta, di san Bernardino da Siena, san Bernardino Realino nostri protettori e del Beato Odoardo Focherini”, conclude Castellucci.