Es 17,3-7; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42
Chi è il bisognoso? Gesù o la donna? Gesù si presenta come colui che è più debole, perché ha sete, chiede. In realtà le cose stanno in altro modo.
È l’acqua il simbolo di questa domenica; realtà per noi scontata, non per chi abita in paesi aridi come Israele. Lì l’acqua è il bene più prezioso: "Il popolo soffriva la sete per mancanza d’acqua", dice la prima lettura.
La libertà dalla schiavitù egiziana è a rischio in un deserto inospitale. Come noi oggi. Massa e Meriba sono "prova" e "ribellione"a Dio che li ha resi liberi. Senz’acqua la vita è impossibile e il popolo si chiede: "Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?". E Dio risponde col dono dell’acqua dalla roccia, in pieno deserto. Il Signore è presente.
Il Vangelo si apre attorno a un pozzo, dov’è Gesù, che chiede da bere a una donna samaritana. Quanti altri episodi dell’Antico Testamento attorno a un pozzo: il servo di Abramo che incontra Rebecca, che sarà moglie di Isacco; Giacobbe e Rachele; Mosè e Zippora. Tutte scene nuziali; non nel caso della samaritana che, però, confessa: "Io non ho marito".
Ironia unita all’equivoco. Chiedere da bere a una donna è già inusuale, a una samaritana, da parte di un giudeo, è scandaloso. Ma Gesù davvero ha bisogno di chiedere? Infatti dovrebbe essere la donna a chiedergli l’acqua viva. Lui è l’acqua di cui abbiamo bisogno. Soprattutto oggi quando si pensa di avere tutto.
Non finisce con l’acqua, ma con un nuovo inizio, la missione. La donna lascia la brocca e torna in città a dirlo a tutti. Lei, una samaritana, la prima missionaria.
Angelo Sceppacerca