Un record: mai in passato vi sono state così tante persone in Svizzera che hanno abbandonato la Chiesa cattolica come nel 2019. Le statistiche dello scorso anno hanno fatto segnare 31.772 abbandoni ed un aumento di quasi il 25% rispetto al 2018, con 25.366 uscite. È quanto emerge dall’ultima statistica dell’Istituto svizzero di sociologia pastorale (Spi) di San Gallo e i dati sono stati al centro delle discussioni ieri dei vescovi riunti (online) per l’Assemblea plenaria. “Nel 2019 ci sono state più uscite dalla Chiesa che mai nell’arco di un anno”, si legge in un comunicato diffuso ieri dalla Conferenza episcopale. “I vescovi ritengono che la pandemia potrebbe accelerare ulteriormente questo sviluppo nei prossimi mesi. Questa tendenza è preoccupante e sarà fonte di cambiamenti nel medio e lungo termine. I vescovi confermano, tuttavia, che la Chiesa come corpo di Cristo è molto più che un accumulo di cifre e fatti”. La sfida è quella di avviare una “missione d’evangelizzazione”. Dal Rapporto dell’Istituto di sociologia pastorale emerge che il tasso di uscita per la Svizzera nel suo complesso è in media dell’1,1%, ma le differenze cantonali sono notevoli. I cantoni di Ginevra, Vallese, Neuchâtel e Vaud registrano pochissimi abbandoni, il che può essere spiegato dai diversi metodi di riscossione dell’imposta ecclesiastica. In questi cantoni francofoni, lasciare la Chiesa non comporta una riduzione delle tasse, quindi questo motivo non gioca un ruolo. Dal Rapporto emerge che molte sono le ragioni che spingono le persone a lasciare la Chiesa. Le “più importanti” sono la perdita/assenza di fede, il disaccordo con le posizioni della comunità religiosa di riferimento, gli abusi sessuali. “Negli ultimi anni – si legge nel rapporto – si è osservata una seconda grande ondata di allontanamenti. Le denunce di abusi contro bambini, giovani, donne e uomini hanno scosso la fiducia nella Chiesa cattolica. Inoltre, la morale sessuale cattolica, l’accesso alla comunione dei divorziati risposati o la posizione delle donne all’interno della Chiesa cattolica sono tutte questioni che sono diventate oggetto di dibattito pubblico ed hanno portato a un forte aumento di abbandoni”. Se la ripartizione per sesso non incide tra le uscite (in leggerissima prevalenza gli uomini), a preoccupare l’Istituto di sociologia pastorale è l’aumento degli abbandoni da parte delle persone più anziane, quelle cioè tra i 51 e i 60 anni, definendo il fenomeno “allarmante”. Riguardo alle differenze tra le categorie di età, nel Rapporto si osserva che mentre i giovani dicono di non aver mai avuto la fede o di non averla persa, le persone di età compresa tra i 40 ei 75 anni hanno maggiori probabilità di non essere d’accordo con le posizioni della loro comunità religiosa. Sempre dal Rapporto emerge che nel 2019 sono entrate nella Chiesa cattolica 885 persone. Un “tasso” troppo basso per “rimediare” alle uscite, visto che per 34 abbandoni si conta una sola nuova adesione. L’Istituto infine certifica che il problema degli abbandoni non riguarda solo la Chiesa cattolica. Anche nella Chiesa evangelica riformata 26.198 persone hanno abbandonato nel 2019 facendo segnare un aumento del 18% in più rispetto all’anno precedente. Per controbilanciare le tendenze osservate, la Chiesa – si legge nel Rapporto – è chiamata a compiere “sforzi per riguadagnare la sua credibilità e reputazione danneggiate” e ad “essere una compagna fedele e affidabile per la vita dei fedeli”. Per farlo, le Chiese sono chiamate a “rivedere e riadattare le loro priorità pastorali”, allargando anche il “bacino” delle proposte alle coppie senza figli, ai single e a coloro che hanno perso il coniuge.