Don Roberto Malgesini è “un martire, un esempio di servizio e icona di Cristo”. A ricordare la figura del sacerdote ucciso a coltellate a Como, il 15 settembre, da una delle persone che aiutava, è il card. Louis Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad, durante una celebrazione nella capitale irachena, tenutasi nei giorni scorsi. Nell’omelia, partendo dalla figura di don Malgesini, il patriarca caldeo ha ribadito la necessità di “una formazione ferma e completa per rafforzare la capacità di guida dei futuri sacerdoti così che possano svolgere al meglio la loro missione pastorale, ovunque si trovino e in qualsiasi circostanza”. Una formazione che sia in grado di aiutare il sacerdote ad affrontare sfide come “secolarizzazione e la solitudine”. Impegno del vescovo è “assicurare questa formazione, seguire i propri sacerdoti con amore paterno e incoraggiarli a collaborare tra loro come una squadra”. Dal cardinale anche il rammarico per “aver dovuto interrompere questa formazione a causa della pandemia”. “Il prete è per la gente e non il contrario – ha aggiunto il card. Sako -. Il sacerdote deve farsi carico delle preoccupazioni e delle speranze della gente e sacrificare tutto per i poveri”. Mar Sako ha avvertito del rischio “clericalismo”: “Un prete non deve pensare di appartenere a una classe sacerdotale clericale e agire con una mentalità autoritaria! La nostra società attende con impazienza una testimonianza di Cristo, una testimonianza di vita, una testimonianza del regno di Dio in un mondo che va sempre più verso il materialismo, il consumismo e l’edonismo, volgendo le spalle ai valori spirituali”. Il prete “prega, canta e trasforma la liturgia in una celebrazione e festa, in una fonte di misericordia e felicità, stupisce, attrae e delizia come un’icona vivente”.