Zoello Forni è stato confermato alla guida dell’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro) con larghissima maggioranza dei voti dei consiglieri nazionali riunitisi on line. Affiancheranno Forni nell’impegnativo compito di guidare l’Anmil per i prossimi 5 anni in qualità di vicepresidenti Debora Spagnuolo di Latina, Luigi Feliciani di Bergamo ed Emidio Deandri di Taranto, mentre completano la composizione del Comitato esecutivo: Fausto Luzi (Pesaro), David Magini (Grosseto), Luigi Rispoli (Salerno), Emilio Roberto Giacomelli (Sondrio), Giorgia Lauretta (Siracusa), Fortunato Cassini (Verona) e Claudio Ciampagna (Pescara).
“Tra i principali obiettivi della nostra futura azione – spiega Forni – c’è innanzitutto la lotta per il completo rinnovo del Testo Unico infortuni che è del 1965 ed è totalmente da rivedere, in quanto del tutto inadeguato all’attuale società e prevede situazioni fortemente inique per vittime e familiari; pertanto non ci daremo tregua finché la nuova proposta di legge non vedrà la luce”.
“Sul territorio nazionale la nostra Associazione offre agli oltre 300.000 iscritti consulenza e assistenza senza lasciar solo alcuno anche in questo difficile periodo – aggiunge il presidente neo eletto – ma ci ripromettiamo in questi futuri 5 anni di ampliare la nostra presenza e la nostra forza rappresentativa sull’intero territorio con nuove sedi e punti di contatto, per arrivare ad essere sempre più vicini a vittime e familiari, anche nella delicata fase del reinserimento al lavoro e dare agli invalidi del lavoro nuove opportunità, attraverso la formazione e percorsi lavorativi mirati, affinché la nostra categoria continui a rappresentare una risorsa per il nostro Paese”. “Sono onorato ed orgoglioso di essere stato nuovamente scelto a rappresentare questa grande Associazione a cui mi dedico con profonda passione da oltre 50 anni – dichiara Forni – ma dobbiamo fare di più per arginare il fenomeno degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali, che ancora non accenna a diminuire e costa ogni anno troppe vite umane. Oggi si muore sul lavoro e ci si fa male come ieri e, se non si viene subito validamente supportati, il rischio è di trovarsi in situazioni fortemente svantaggiate e senza la possibilità di rientrare al lavoro, con una famiglia che non si riesce più a mantenere”.