Crescono i prezzi dei prodotti alimentari nel carrello con aumenti che arrivano al 5,5% per la frutta fino all’8,7% per le verdure ma nei campi e nelle stalle è speculazione al ribasso con il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori per molti prodotti, dalla carne al latte fino alla frutta. È l’allarme lanciato da Coldiretti sulla base dei dati Istat che a novembre evidenziano un’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari al consumo del +1,6% con un andamento in controtendenza rispetto all’inflazione generale in calo dello 0,2%.
“Siamo di fronte – sottolinea Coldiretti – al paradosso che mentre i prezzi della spesa al dettaglio aumentano, quelli pagati agli agricoltori e agli allevatori crollano. Casi emblematici sono quelli della frutta di stagione come le clementine che nelle campagne vengono pagati al ribasso ben al di sotto dei costi di produzione che sono in Calabria di almeno 35/40 centesimi al chilo. I prezzi attualmente corrisposti – sostiene Coldiretti – non sono assolutamente remunerativi e si profila un crack senza precedenti per il settore nei territori tradizionali di coltivazione, dalla Calabria alla Sicilia fino in Puglia”.
Di fronte ad una emergenza senza precedenti serve responsabilità con un “patto etico di filiera” per garantire “una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e privilegiare nella istribuzione il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio come sostenuto dalla campagna Coldiretti #mangiaitaliano.
Salvare la produzione agricola è una necessità per continuare a garantire l’approvvigionamento alimentare degli italiani durante la pandemia, assicurato fino ad oggi – conclude Coldiretti – da 740mila aziende agricole e stalle, 70mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione con 230mila punti vendita tra negozi, supermercati, discount e mercati contadini di Campagna amica”.