Il tema dei diritti umani è stato al centro dei lavori della sessione plenaria del Parlamento europeo oggi a Bruxelles e in particolare le situazioni in Bielorussia, Etiopia e Algeria, oggetto di altrettante risoluzioni. I deputati chiedono “indagini rapide, approfondite e indipendenti sulla morte di Raman Bandarenka e su tutte le morti legate alle proteste civili” in Bielorussia ed esprimono sostegno alle richieste dei manifestanti di libertà, democrazia, dignità e diritto di scegliere. Riguardo all’Etiopia, il Parlamento “implora” si arrivi al cessate il fuoco tra le forze armate del governo federale e il Fronte popolare di liberazione del Tigrè (Tplf), condanna le uccisioni di civili innocenti e gli ostacoli posti all’accesso degli aiuti umanitari alla regione. A preoccupare in Algeria è l’escalation di arresti arbitrari e illegali, detenzioni e vessazioni giudiziarie di giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti. Il Parlamento chiede alle autorità algerine di rilasciare immediatamente e incondizionatamente il giornalista Mohamed Khaled Drareni e tutti i detenuti ingiustamente accusati.
Questa mattina, in particolare, la commissione Affari esteri del Parlamento europeo ha incontrato il leader dell’opposizione Alexei Navalny, il vicepresidente della Fondazione Russia libera Vladimir Kara-Murza, l’ex viceministro dell’energia Vladimir Milov e il presidente della regione di Krasnoselsky Ilya Yashin. Un messaggio di allarme è arrivato dai quattro esponenti sulle elezioni della Duma del 2021, per le quali la vera opposizione al partito di governo vede continuamente “negata la possibilità di partecipazione”; e poi un incoraggiamento a “mirare ai soldi degli oligarchi russi attorno a Putin” con le sanzioni europee, perché smettano di “rubare in Russia e poi andare a cogliere i frutti della democrazia nei vostri Paesi”. Per l’oppositore Navalny, Putin e gli uomini al governo sono “un gruppo di criminali che hanno il potere” e come tali devono essere trattati dall’Europa. Diverso è per la popolazione russa, ha continuato Navalny, che “ha bisogno di sapere che l’Ue non resta in silenzio” davanti a soprusi e violenze. “Io non sono stato il primo e non sarò di certo l’ultimo”.