“Abbiamo atteso per lunghi mesi la nomina del garante infanzia che in lei accogliamo come seme di speranza per i tanti, troppi, bambini, ragazzi e giovani che in Italia vedono sistematicamente negare i propri diritti. Il primo: essere riconosciuti come persone. Persone soggetto di diritti inalienabili di cui il più importante è quello di essere ascoltati”. Lo scrive Lucia Ercoli, coordinatrice sanitaria di Medicina Solidale e responsabile scientifico Osservatorio Diritti delle persone di età minore “Fonte di Ismaele”, in un appello inviato all’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza anche alla luce dell’approvazione da parte della Commissione bicamerale sull’infanzia e adolescenza del documento conclusivo sull’indagine conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti: “Un ascolto – aggiunge – che in Italia è fissato obbligatoriamente ancora al compimento dei 12 anni di età e non è in alcun modo considerato vincolante per le decisioni che di fatto condizioneranno la vita dei più piccoli. Si teme che la voce del bambino possa essere influenzata o meglio condizionata dagli adulti come se quest’ultimi fossero al riparo da ogni influenza o pressione psicologica, che tendono a fare del bambino un oggetto di contesa, un corpo da tagliare a metà perché ognuno abbia il suo pezzo”.
“Lo sradicamento coatto di un bambino – continua – dalla propria abitazione non è più accettabile in Italia così come ‘il de-condizionamento affettivo e/o la riprogrammazione degli affetti nell’ambito dei legami familiari’. È urgente che, a partire dal lessico, la giustizia minorile si riappropri di un ruolo guida per le nuove generazioni mettendo al centro ‘la persona’ di età minore e non il suo preminente interesse, interesse che come termine ricorda troppo da vicino logiche di mercato”.
“È necessario ripensare – sottolinea la coordinatrice sanitaria di Medicina Solidale – a un coinvolgimento attivo dei ragazzi che devono poter esprimere il loro pensiero liberamente e il loro dissenso rispetto alle scelte degli adulti in tutti i loro contesti di vita, assumendo seppur gradualmente un ruolo sempre più significativo nel determinarsi come persone”.
“Le chiediamo – conclude Ercoli – di avviare un’indagine conoscitiva nei tribunali italiani sul ‘reale spazio’ che l’ascolto della persona di età minore trova nei provvedimenti che lo riguardano e sul ‘rispetto’ dato alla sua voce. Le chiediamo di intervenire perché siano sospesi tutti i provvedimenti che prevedono lo sradicamento forzato e infine le chiediamo di valutare l’introduzione di un codice per gli adulti che sappia individuare con maggior chiarezza gli impegni e le loro responsabilità in qualunque ruolo o funzione essi si vengano a trovare rispetto all’infanzia, soprattutto in ambito giuridico”.