In diverse diocesi italiane i vescovi hanno indicato il prossimo 29 novembre, prima domenica di Avvento, come data per l’utilizzo della terza edizione in lingua italiana del Messale Romano, che diventerà obbligatoria a partire dalla Pasqua 2021. Della nuova edizione possiamo sottolineare tre aspetti: la revisione della traduzione a partire dall’originale latino, la continuità con l’edizione del 1983 e l’inserimento di nuovi testi.
Nella nuova traduzione, sono due i testi che attirano maggiormente l’attenzione di sacerdoti e fedeli in quanto in poco più di cinquant’anni di uso in lingua italiana erano diventati familiari.
Il primo è l’inizio dell’inno Gloria a Dio nell’alto dei cieli, che non continuerà più con “…e pace in terra agli uomini di buona volontà”, ma con “…e pace in terra agli uomini, amati dal Signore”. Il testo di riferimento infatti è Lc 2,14, il canto degli angeli nell’annuncio del Natale del Signore. La pace di cui qui si parla non è quella che regna tra gli uomini che seguono la volontà di Dio, ma la pace che Dio da sempre ha voluto donare nel suo disegno di amore. Al centro sta l’azione di Dio. Quindi, si parla di quella pace che è la pienezza dei doni messianici e gli “uomini di buona volontà”, sono in realtà “Gli uomini che egli [Dio] ama”, che sono cioè oggetto della volontà di salvezza di Dio, che viene a compiersi. Il testo liturgico, per esigenze di cantabilità e per consentire l’utilizzo delle melodie in uso, modifica leggermente l’espressione in “amati dal Signore”.
Il secondo testo che ha subito una variazione è la preghiera del Padre nostro, per la quale si è fatto ricorso alla nuova versione del testo biblico, introdotta dalla Cei nella Bibbia pubblicata nel 2008. Si sono versati fiumi d’inchiostro sulla questione. Qui possiamo limitarci a dire che la scelta, come già spiegato a suo tempo, è giustificata dal fatto che la connotazione dell’italiano “indurre” esprime una volontà positiva mentre l’originale greco racchiude piuttosto una sfumatura concessiva (non lasciarci entrare). Se infatti cerchiamo il verbo indurre in un qualsiasi vocabolario della lingua italiana, troviamo questa definizione: condurre dentro, spingere, trascinare qualcuno a fare qualcosa, costringere. Con la nuova traduzione si esprime nello stesso tempo la richiesta di essere preservati dalla tentazione e di essere soccorsi quando la tentazione è sopravvenuta e si evita di attribuire la tentazione a Dio in sintonia con Gc 1,13. Si chiede a Dio di aiutarci a non finire dentro la tentazione, di non abbandonarci/non lasciarci soli se entriamo nella tentazione.
Bisognerà infine fare attenzione a non rispondere precipitosamente e in automatico all’invito alla comunione. La formula infatti è variata: al primo posto ascolteremo “Ecco l’Agnello di Dio…” e dopo “Beati gli invitati alla cena dell’Agnello”. La scelta, più rispettosa del testo originale e più in sintonia con la sequenza rituale che l’ha preceduta, vuole rendere più esplicita l’allusione ad Ap 19,9 che dichiara beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello.
La terza edizione del Messale si pone poi in continuità con la precedente per quanto riguarda i testi composti in italiano e introdotti nel 1983. Si tratta delle orazioni (collette) per ogni domenica e solennità, composte in riferimento alle letture bibliche proclamate. I testi del 1983 sono stati rivisti e in parte semplificati per renderli più proclamabili e maggiormente comprensibili.
Troviamo infine dei nuovi testi. Si tratta delle orazioni per la celebrazione dei nuovi santi introdotti nel calendario romano generale, come ad esempio san Paolo VI, san Giovanni Paolo II, san Pio da Pietrelcina. A questi si aggiungono alcuni nuovi prefazi: per i Pastori della Chiesa, per i Dottori (tenendo presente che vi sono anche donne proclamate tali), per Maria Maddalena, apostola degli apostoli.
Non possiamo infine dimenticare che la nuova edizione dà più spazio alla musica. Nel corpo del Messale sono state inserite diverse melodie per il celebrante. Un segnale che vuole richiamare l’importanza del canto, almeno di alcune parti della messa: i saluti, il prefazio, le orazioni, alcune parti della Preghiera eucaristica, per sottolineare la differenza simbolica del linguaggio rituale.
I vescovi italiani, nel loro messaggio per la consegna del nuovo Messale, affermano che tale libro liturgico “non è solo uno strumento per la celebrazione, ma è, prima di tutto, un testimone privilegiato di come la Chiesa abbia obbedito al comandamento – che è pegno, dono e supplica d’amore –
di spezzare il pane in memoria del Signore.
Le sue pagine custodiscono la ricchezza della tradizione della Chiesa, il suo desiderio di immergersi nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione, di tradurlo nella vita”.
La terza edizione in lingua italiana del Messale Romano può diventare momento di riscoperta dell’autentica tradizione liturgica della Chiesa e della bellezza del celebrare con gioia il mistero della salvezza.
(*) Pontificia Università Lateranense