Gn 18,1-10; Col 1,24-28; Lc 10,38-42
Marta accoglie Gesù nella sua casa e fa una cosa buona e necessaria, solo che è distratta dalle preoccupazioni. Sono queste che la "soffocano". Maria, invece, sceglie la parte buona. Non c’è cosa migliore che ascoltare Gesù.
Marta e Maria sono sorelle, vivono insieme, ma i loro pensieri sono diversi. Marta era tutta presa: dice la fatica, l’occupazione, la tribolazione. È la normalità della vita degli uomini. Gesù dice che ora, con la sua presenza, c’è una nuova buona occupazione da poter scegliere: stare ai suoi piedi ad ascoltarlo. Gesù non rimprovera Marta, la invita a imitare la sorella.
Alla grande parabola del Samaritano, Luca aggiunge questa visita del Signore alla casa di Marta e Maria. Perché vuole sollevare dalla preoccupazione per le cose e portare ognuno a tendere verso la sua persona, a puntare sul mistero e sul dono dell’amore nuziale di Dio. Più che fare o non fare, si tratta di preferire, contemplare, dedicarsi, amare.
L’Amore sponsale, la comunione d’amore, è la cima dell’esperienza cristiana, la sola cosa di cui c’è bisogno. La tradizione della Chiesa occidentale ha accentuato la figura di Marta, al punto che il 29 luglio è stata sempre la memoria di santa Marta, e solo recentemente è diventata anche la memoria di Lazzaro e di Maria.
Sant’Agostino, commentando questo brano, fa dire a Gesù: "Tu (Marta) navighi, essa (Maria) è in porto". Il cuore di Maria è già dov’è il suo tesoro. Il suo bene è stare vicino a Dio. Continua Agostino: "Capite il simbolismo di queste due donne, ambedue grate al Signore, ambedue amabili, ambedue discepole; ambedue innocenti, ambedue lodevoli… In Marta era la prefigurazione delle realtà presenti, in Maria quella delle future".
Angelo Sceppacerca