Giovedì Santo – Messa in “Cena Domini”

Es 12,1-8.11-14; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15

Gesù entra a Gerusalemme per la Pasqua a dorso di un asinello; entra ora nella sua passione cingendosi di un asciugamano; lava e asciuga i piedi dei discepoli. Un lungo cammino di umiliazione, fino alla croce che al termine lo rivela re e salvatore. Anche l’ultima cena di Gesù con i suoi è rivelazione del mistero d’amore significato e rivelato dalla cena eucaristica.

Su tutti gli elementi del racconto domina l’amore, che è la ragione e il segreto di tutto: "Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine". E noi siamo tra questi "suoi"; anche noi destinatari del gesto della lavanda dei piedi. Il gesto compiuto dal Signore, di togliersi le vesti per cingersi di un asciugamano, è simbolo del Verbo di Dio che depone la sua uguaglianza con Dio e indossa la carne del servo, facendosi obbediente fino alla morte di croce.

La lavanda dei piedi è il chiarimento ultimo del tema del potere. Nella comunità dei discepoli esso non potrà avere altro volto che quello della carità e del servizio. A Gesù preme che i discepoli, noi compresi, lo comprendano: "Capite quello che ho fatto per voi?". Capire significa che ognuno faccia altrettanto; "ognuno", non solo quelli che esercitano un potere. La lavanda dei piedi è il modello di comportamento per ogni figlio di Dio.

Nell’ora del turbamento e dell’angoscia, Gesù dà una interpretazione positiva agli avvenimenti. Chiama la morte "passare da questo mondo al Padre" e giungere alla "fine" significa amare fino in fondo. Non è facile poesia. Ogni gesto dell’amore è consapevole del male e della sua reale presenza, ma anche di esserne la vittoria.

Papa Benedetto XVI, nell’Omelia del Giovedì Santo del 2010, offrì una chiave per entrare nel mistero del Giovedì Santo: "Ogni essere umano vuole vivere. Desidera una vita vera, piena, una vita che valga la pena, che sia una gioia. Quando Gesù parla della vita eterna, Egli intende la vita autentica, vera, che merita di essere vissuta. Una vita che è sottratta alla morte e che può iniziare già in questo mondo: se impariamo quella vita la promessa dell’eternità ha senso … La conoscenza di Dio diventa vita eterna. Conoscere Dio, conoscere Cristo significa sempre anche amarLo … diventiamo persone che amano e agiamo in modo giusto. Allora viviamo veramente".

Angelo Sceppacerca