Ogni anno in Italia oltre 543mila persone adulte necessitano di cure palliative, ma solo una su 4 le riceve. È quanto emerge dalla ricerca “Le cure palliative in Italia” commissionata da Vidas – associazione che dal 1982 offre assistenza sociosanitaria a persone con malattie inguaribili – a Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale dell’Università Bocconi) in occasione della Giornata nazionale delle cure palliative che ricorre domani.
Nel nostro Paese, rivela l’indagine, l’offerta complessiva – che tiene conto dei pazienti assistiti a domicilio (79.648), in hospice (42.572) e in day hospital (1.843 accessi) – è di sole 124.063 unità, ossia il tasso di copertura del bisogno è pari al 23% (circa 1 persona su 4 tra chi ne ha bisogno). Un dato che, a 10 anni dalla legge n. 38 che sancisce il diritto per tutti i cittadini di accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore, è ancora troppo basso. “Attualmente la stragrande maggioranza dei pazienti che ne avrebbe diritto non accede alle cure palliative, e spesso muore male”, afferma Giada Lonati, medico palliativista e direttrice sociosanitaria di Vidas, sottolineando che la copertura del territorio “è lacunosa, disomogenea, sovente fondata sulla generosità delle realtà non profit”.
La prima regione per bisogno di cure palliative nella popolazione adulta è la Lombardia con 83.176 potenziali pazienti. Seguono Lazio con 50.221, e Campania con 47.082. Sempre la Lombardia con il 33% è però al primo posto anche per tasso di copertura del bisogno, seguita dalle province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente con il 29% e il 27%. Al quarto posto Emilia Romagna, Lazio e Valle d’Aosta. Con l’esplodere della pandemia da Covid-19 il bisogno di cure palliative è cresciuto.
“Da marzo in poi – prosegue Lonati – la nostra attività a Milano, Monza e nei 112 Comuni dell’hinterland in cui siamo presenti ha registrato un incremento del 10% rispetto all’ordinario, toccando punte di 215 pazienti al giorno. Se in tutto il 2019 abbiamo assistito 1.933 pazienti, quest’anno eravamo a quota 1.821 già a fine ottobre e la nuova ondata di contagi ci porta a ritenere che toccheremo presto cifre record”. Le cinque équipe domiciliari, composte da medici e infermieri palliativisti, hanno sempre continuato a muoversi sul territorio, di casa in casa, per garantire l’assistenza domiciliare. Anche ora, nel pieno della seconda ondata, non si fermano. Si sono anzi riorganizzate perché all’interno di ogni équipe un medico e un infermiere possano assistere a casa loro anche pazienti terminali con Covid-19.