“L’eutanasia è un crimine contro la vita umana e la legge divina”. Lo ha affermato mons. Juan Vicente Córdoba Villota, presidente della Commissione per la promozione e la difesa della vita dell’episcopato colombiano (Cec) e vescovo di Fontibón, che nei giorni scorsi è intervenuto all’udienza pubblica plenaria della Camera dei rappresentanti, dove è in discussione il disegno di legge 063 del 2020 che mira a “stabilire disposizioni generali per l’accesso al diritto a morire dignitosamente con la modalità dell’eutanasia”.
Il vescovo, nel suo intervento, ha ricordato che la vita umana è sacra e nessuno ha il diritto di toglierla. “Le persone ricorrono all’eutanasia quando il valore della vita umana è andato perduto, quando si crede che la vita non sia più valida e che si debba liberarsene, perché essa causa dolore. Ecco quella che Papa Francesco chiama la cultura dello scarto, che risponde a una visione utilitaristica della vita e dell’essere umano”.
Mons. Cordoba ha poi riassunto in alcuni punti la posizione sua e della Chiesa colombiana: “Non è mai lecito togliere la vita a un malato, nemmeno per evitare di vederlo soffrire o non farlo soffrire, anche se lo richiede espressamente; l’azione che per sua natura causa direttamente o intenzionalmente la morte del paziente non è legale; non vi è alcun obbligo di sottoporre il malato terminale a nuove operazioni chirurgiche o procedure terapeutiche quando non vi sono fondate speranze di rendere la sua vita più sopportabile. È legale interrompere l’applicazione di trattamenti sproporzionati a un paziente in coma irreversibile quando ha perso tutta l’attività cerebrale. Ma non lo è quando il cervello del paziente conserva certe funzioni vitali, se quell’omissione causa la morte immediata. Le persone disabili o malformate hanno gli stessi diritti delle altre persone, siano esse nella fase pre o postnatale”.