Inondazioni, allerta massima per i fiumi della valle di Sula, tre morti accertati e migliaia di persone evacuate. Sono gli effetti della tempesta tropicale Eta, che si è abbattuta negli ultimi due giorni sulla parte orientale e centrale di Nicaragua e Honduras. Eta, al suo arrivo nella terraferma, è stata tuttavia declassata da uragano (livello 49) a tempesta tropicale (livello 2); gli effetti sui due Paesi centroamericani sono stati pesanti, ma finora non devastanti come si temeva, nel ricordo del terribile uragano Mitch di 22 anni fa.
La Conferenza episcopale honduregna (Ceh) ha diffuso ieri una nota in cui esprime solidarietà e vicinanza alle persone e alle comunità che soffrono “gravi danni causati dalla tempesta tropicale Eta all’ambiente, alle strutture viarie e alle abitazioni e soprattutto a coloro che “hanno dovuto lasciare la propria casa e rifugiarsi in centri d’accoglienza”.
Prosegue la nota della Ceh, firmata dal presidente, mons. Ángel Garachana, vescovo di San Pedro Sula: “Le esperienze vissute in passato, in eventi simili, ci insegnano che non saranno mai troppe la cura e l’attenzione che mettiamo per garantire la nostra sicurezza e preservare la nostra vita e quella dei nostri cari. Pertanto, esortiamo la popolazione a non correre rischi e a seguire le indicazioni delle autorità”.
I vescovi ricordano, poi, di non dimenticarsi che, oltre a questa emergenza, è sempre presente il Covid-19e che “il rischio di contagio è altissimo”. Si ringraziano, infine i parroci per la cura pastorale verso le loro comunità, invitandoli a mappare la situazione insieme alle équipe di pastorale sociale e a “organizzare gli aiuti di fronte alle esigenze più urgenti, insieme alle autorità locali, coordinando queste attività a livello diocesano”.