Dal 2017 ad agosto del 2020 circa 10.000 persone migranti hanno attraversato le Alpi passando dalla Valle di Susa, diretti in Francia. Sono soprattutto famiglie afghane, curde, iraniane, mediorientali, che hanno attraversato la rotta balcanica impiegando dai 2 ai 4 anni. Tra luglio e metà agosto 2020 sono stati contati, solo nella cittadina di Oulx (situata nell’alta Val di Susa), almeno 130 tra bambini ed adolescenti e 45 famiglie in transito. È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Medici per i diritti umani (Medu), preoccupata per queste vite umane perché durante la stagione invernale, a causa del clima rigido, delle alte quote innevate e dell’inesperienza dei migranti, “il rischio di perdersi e di ipotermia è estremamente elevato”. A fronte di questa emergenza umanitaria, osserva Medu, “si sono attivate forme di volontariato spontaneo sia di parte italiana che francese e anche le istituzioni hanno cercato di fornire risposte non sempre all’altezza dell’emergenza”. La presenza di neonati, di donne gravide o puerpere, nonché le condizioni diffuse di vulnerabilità fisica e di disagio psichico, “rendono necessarie attenzioni mediche, ginecologiche, pediatriche, che sono del tutto carenti”. Le due strutture ricettive esistenti – una istituzionale e una gestita da volontari – sono “in una situazione di collasso e di pericolosa promiscuità, in considerazione dell’evoluzione della pandemia da Covid-19”. A fronte del quadro descritto, Medu chiede che “venga messo in atto dalle istituzioni un intervento umanitario urgente, da realizzarsi in collaborazione con le associazioni e i volontari presenti”. In particolare, “è necessario potenziare nell’immediato le strutture di accoglienza a bassa soglia; garantire l’accesso ad informazioni puntuali sull’accesso alla protezione internazionale e sui pericoli dell’attraversamento della frontiera; allestire un presidio medico di prossimità accessibile a tutti, indipendentemente dallo status giuridico”.