La sentenza del Tribunale costituzionale di Varsavia relativa all’illiceità dell’aborto nei casi di grave malformazione del feto “costituisce la conferma del dettame costituzionale” ed “è fedele alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, ha rimarcato oggi il presidente dei vescovi polacchi mons. Stanisław Gądecki. Il verdetto, emesso il 22 ottobre scorso e che avrebbe dovuto essere pubblicato entro il 2 novembre, è contestato da una parte della società civile durante le manifestazioni organizzate quotidianamente in numerose città. I partecipanti alle proteste, opponendosi alla nuova normativa, chiedono la liberalizzazione della legge sull’aborto, che in Polonia è più restrittiva che in altri Paesi, e addebitano alla Chiesa cattolica la responsabilità per le ulteriori limitazioni della regolamentazione vigente. “La Chiesa ha sempre difeso la vita e non può non farlo anche nel futuro, così come non può tacere sulla necessità di tutela di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale”, ha detto mons. Gądecki, sottolineando che “dal punto di vista della fede la vita umana è sacra e inviolabile”. Il presule ha accusato alcuni gruppi di pressione finanziaria ed ideologica di “promuovere il diritto all’aborto” su vasta scala “per ottenere dei profitti a livello politico”. Tuttavia la Chiesa, ha anche aggiunto il presidente dell’episcopato di Polonia, “non deve stringere alleanze con alcuna corrente politica” in quanto “ha la propria missione salvifica e ha l’obbligo di difendere la verità rivelata senza scendere a patti, in base a tale verità costruendo l’ordine di Dio nel mondo che la circonda”.