1Re 19,4-8; Ef 4,30-5,2; Gv 6,41-51
Quelli di Cristo sono attirati dal Padre e risorgeranno nell’ultimo giorno. I giudei non credono a Gesù perché non fanno parte di coloro che, credendo in lui, hanno la vita eterna.
Giudei sono tutti gli increduli, ostili al Figlio e in continua mormorazione contro Dio. È la mancanza di fede, è lo scandalo per l’incarnazione: per loro Gesù è semplicemente il figlio di Giuseppe. Per sapere veramente da dove venga non basta la conoscenza della carne, occorre quella della fede.
La fede è dono e affonda le radici nel Padre. Crede in Gesù solo chi ascolta e impara dal Padre. Dalla fede dipende la vita eterna e la fede consiste nell’ascoltare e mangiare Gesù, pane celeste che dà la vita eterna. Non c’è paragone con la manna del deserto; lì morirono tutti, anche Mosè.
Mangiare il corpo di Cristo è fare Eucaristia, ma anche interiorizzare la parola del Figlio e assimilare la sua persona con una profonda vita di fede. Mangiare il pane vivente significa far propria la persona di Gesù, verità e rivelazione perfetta del Padre, che si è sacrificato con la passione e la morte in croce. Lì l’amore di Dio per gli uomini raggiunge la vetta della donazione di se stesso per il mondo.
La maldicenza dei giudei suggerisce il confronto e conferma il legame tra il discorso del Signore e l’esodo nel deserto: stessa mormorazione, stessa mancanza di fede. È l’inconciliabile frattura/distanza tra la realtà umana di Gesù, sotto gli occhi di tutti, e il mistero divino della persona di Gesù, accettabile solo con gli occhi della fede.
Dalla manna nel deserto al pane moltiplicato, per giungere alla carne data come cibo per la vita eterna. Questo è il culmine del cammino di fede nel Vangelo di Giovanni. Il pane è la sua carne, il suo essere uomo tra noi. La povera umanità assunta da Cristo è proprio il pane che dà la vita eterna! Non basta la sola umanità della carne; occorre che sia data, offerta, per la vita del mondo. Il mondo è insieme la creazione e la storia, amate da Dio.
"Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre". Essere attratti da Dio richiama il deserto del profeta Osea nel quale Dio attira il suo popolo per parlare al suo cuore e convincerlo del suo amore. Noi siamo molto simili a quei giudei, conosciamo il dubbio e l’incertezza, compresa la presunzione di sapere chi è l’uomo di Nazareth.
Angelo Sceppacerca