140 delegati, 18 sessioni di lavoro, 50 comunità parrocchiali coinvolte, 7 ospiti esterni, da mons. Rino Fisichella alla teologa Giuseppina De Simone, da mons. Claudio Maniaco a don Dario Vitali: sono alcuni dati del primo Sinodo dell’arcidiocesi di Matera-Irsina, che si è concluso nei giorni scorsi con l’approvazione del Documento finale. L’esperienza, iniziata con una fase preparatoria nell’anno pastorale 2017-2018, ha avuto il suo culmine con le sedute plenarie che si sono svolte tra gennaio 2019 e gennaio 2020. “Questa esperienza è stata faticosa ma bella, perché ci ha fatto sperimentare la grazia della comunione, ci ha fatti conoscere e sentire parte di un organismo vivente – afferma il segretario del Sinodo, mons. Filippo Lombardi –. Abbiamo analizzato la nostra realtà ecclesiale e del territorio, ne abbiamo riconosciuto la ricchezza e i limiti, abbiamo sognato una Chiesa sempre più aperta alle esigenze di un mondo fragile eppur assetato di luce, di verità, di senso”. Alcune indicazioni del Documento finale sono già state recepite nell’ultima lettera pastorale dell’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, che nel presiedere l’ultimo appuntamento del Sinodo ne ha evidenziato il valore storico e profetico. “Il Documento finale non è una Summa Theologica né il libro dei sogni. Testimonia l’inizio di un processo in atto e non di uno spazio nell’archivio. Il Sinodo è nel cuore del pastore e deve essere nel cuore di ogni battezzato, di tutto il popolo santo di Dio”, conclude mons. Lombardi.