“In certe aree della penisola” la scuola “non è mai ripartita e ora si appresta a… chiudere. Anche i genitori meno acculturati (e forse più di altri!) capiscono che la scuola a doppia velocità danneggia gravemente il percorso educativo e culturale dei figli”. Lo afferma in una nota suor Anna Monia Alfieri, membro della Consulta di pastorale scolastica e del Consiglio nazionale scuola della Cei, all’indomani delle nuove misure restrittive messe in campo dal governo per contrastare il progressivo innalzamento della curva dei contagi da Coronavirus. “In queste ore leggiamo che la scuola si appresta alla didattica a distanza”, scrive la religiosa, osservando che “i gestori delle 12mila scuole paritarie, come pure i dirigenti scolastici delle 40mila scuole statali” oggi “si trovano sempre più spiazzati di fronte a “linee confuse e contraddittorie; mentre il Governo litiga con le regioni, i gestori e i presidi devono arrangiarsi”. “La classe docente e dirigente delle scuole è notoriamente resiliente, ma se cede è la catastrofe”. Di qui un auspicio: “Il presidente Mattarella inviti caldamente il presidente Conte a riunire le aule del parlamento; si avvii una collaborazione reale fra scuole statali e paritarie e, con la quota capitaria di 5.500 euro” si garantisca “il diritto di apprendere per tutti gli studenti”. “Dobbiamo guardare agli annunciati finanziamenti europei come all’ultima ‘opportunità'”, sottolinea suor Alfieri secondo la quale “l’investimento attraverso Sure, Bei e Mes di quasi 100 miliardi di risorse, cui si aggiungerà la ‘dote’ di 172 miliardi del futuro Recovery Fund, potrà diventare autenticamente strategico per completare il processo di ‘autonomia, parità e libertà di scelta educativa’”. Indispensabile, infine, “avviare accordi con i mezzi di trasporto pubblici e privati per far viaggiare i ragazzi in sicurezza”.