“Essere famiglia significa vivere in unità, facendo tesoro delle differenze, a partire da quella fondamentale tra uomo e donna”. Lo scrive il Papa, in un messaggio inviato al cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in occasione di una sua visita a Bruxelles, cancellata a causa dell’emergenza sanitaria. “L’Europa è una vera e propria famiglia di popoli, diversi tra loro eppure legati da una storia e da un destino comune”, ricorda Francesco: “Gli anni recenti e ancor più la pandemia hanno dimostrato che nessuno può farcela da solo e un certo modo individualistico di intendere la vita e la società porta solo a sconforto e solitudine. Un ‘Europa comunità’, solidale e fraterna, saprà fare tesoro delle differenze e del contributo di ciascuno per fronteggiare insieme le questioni che l’attendono, a partire dalla pandemia, ma anche dalla sfida ecologica, che non riguarda soltanto la protezione delle risorse naturali e la qualità dell’ambiente che abitiamo. Si tratta di scegliere fra un modello di vita che scarta uomini e cose e uno inclusivo che valorizza il creato e le creature”. Per il Papa, occorre una “solidarietà intelligente” che “non si limiti solo ad assistere all’occorrenza i bisogni fondamentali”, per vincere la tentazione di “chiuderci in noi stessi e a vivere nella paura di tutto ciò che sta intorno a noi ed è diverso da noi”: “Lo vediamo nelle tante paure che attraversano le nostre società di questi tempi, tra le quali non posso tacere la diffidenza nei confronti dei migranti”. “Sogno un’Europa sanamente laica, in cui Dio e Cesare siano distinti ma non contrapposti”, conclude il Papa, mettendo in guardia dai “confessionalismi” ma anche da “un certo laicismo che chiude le porte verso gli altri e soprattutto verso Dio, poiché è evidente che una cultura o un sistema politico che non rispetti l’apertura alla trascendenza, non rispetta adeguatamente la persona umana”.