Un “debutto” necessariamente a distanza. Con l’aiuto della tecnologia e grazie alla disponibilità dei partecipanti, la Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (Ceama) dato il via, ieri, alla sua prima assemblea, che si protrarrà fino a oggi, con circa 250 partecipanti in remoto, con un’ampia partecipazione di donne e di rappresentanti dei popoli indigeni, dato che questo organismo è ecclesiale in senso ampio.
In apertura, il presidente della Ceama, il card. Claudio Hummes, ha riferito di aver informato Papa Francesco sui nuovi sviluppi dell’organismo. Il Papa è molto felice che il processo post-sinodale amazzonico prosegua, ha proseguito il porporato, facendo riferimento alla risposta del Papa alla sua lettera: “Ci accompagna e si sente vicino a tutto ciò che si sta compiendo”. Il presidente della Ceama ha poi ripercorso i passi compiuti, a partire dalla Conferenza di Aparecida, nel 2007, per proseguire con l’incontro di Papa Francesco con i vescovi a Rio de Janeiro, nel 2013, con la creazione della Repam, nel 2014, con la convocazione del Sinodo, che nelle parole di Hummes, “è stato il punto più alto di questo processo, che ora deve proseguire con l’applicazione del Sinodo nel territorio”.
Non possiamo dimenticare che “la missione principale della Ceama è quella di aiutare a delineare una Chiesa dal volto amazzonico”, ha insistito il card. Michael Czerny, delegato di Papa Francesco nella Ceama, seguendo la chiamata del Vaticano II a “inserirsi nelle culture dei popoli”, in analogia alla “economia dell’Incarnazione”. Questo nuovo organismo è chiamato “a stimolare l’evangelizzazione in tutto il territorio”. A questo proposito, il card. Czerny ha sottolineato la diversità delle componenti all’interno della Ceama, che “fornirà una ricchezza di spirito, conoscenza ed esperienza per delineare insieme il primo piano pastorale della Chiesa in tutta la regione”. Nel caso della Ceama, siamo infatti davanti alla “prima conferenza ecclesiale di dimensione regionale e stile sinodale”. Il cardinale ha incoraggiato i partecipanti a far sì “che la fede e le culture di tutti i popoli indigeni e amazzonici possano aprirsi a un futuro pieno di speranza, nel quadro di un’ecologia integrale che difende il suo prezioso territorio, la sua acqua, la sua terra e la sua aria”.
Sono seguiti gli interventi di Mauricio López, della segreteria esecutiva della Ceama, di suor Liliana Franco Echeverri, presidente della Clar, la Conferenza dei religiosi latinoamericani, e di mons. David Martínez de Aguirre, vicepresidente della Ceama e vescovo del vicariato apostolico di Puerto Maldonado (Perù). Quindi, i partecipanti si sono divisi in piccoli gruppi.