“È una tentazione cruciale, che insidia tutti, anche noi cristiani: è la tentazione di pensare solo a salvaguardare sé stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i propri interessi, mentre tutto il resto non conta”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia pronunciata durante la preghiera dei cristiani, nella basilica dell’Ara Coeli a Roma, primo momento dell’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio nello “spirito di Assisi”. “È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l’ultima sfida al Dio crocifisso”, ha commentato Francesco: “Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s’impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io”. “Quante volte vogliamo un dio a nostra misura, anziché diventare noi a misura di Dio; un dio come noi, anziché diventare noi come Lui!”, ha esclamato Francesco: “Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro”. “Tutti siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi”, ha spiegato il Papa: “Gesù, invece, si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri”. “Il ‘vangelo’ del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza”, il monito di Francesco: “È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri”.