2Cr 36,14-16.19-23; Ef 2,4-10; Gv 3,14-21
Sulla croce si sale e dalla croce si scende; in qualche modo essa è il luogo dove si congiunge la nostra infinita tensione a voler scalare e conquistare il cielo all’infinita umiltà di Dio che scende fino al nostro niente per solo amore.
Di croce si muore e dalla croce si riceve la vita: è il mistero della fede che riesce a sciogliere il nodo ultimo dell’esistenza: perché il dolore? Perché la morte? Perché il dolore e la morte dell’innocente? Per sbrogliare queste domande, Nicodemo – fariseo, capo dei giudei, uomo giusto e saggio – si reca da Gesù, di notte.
Un colloquio notturno, quello fra Gesù e Nicodemo, a simboleggiare la notte protesa verso il giorno, il dubbio che cerca la luce della verità. E Gesù, in risposta, indica il segno misterioso della croce dove la notte si fa giorno, il dolore manifesta l’amore, la maledizione si tramuta in salvezza. La figura di Nicodemo tornerà al tramonto della vicenda umana dell’uomo di Nazareth: lo difenderà prima e ne seppellirà il corpo in una tomba nuova dopo la tragedia del calvario. In anticipo, però, Nicodemo viene istruito sulla possibilità di leggere e interpretare i segni in altro modo; non più "dal basso", secondo la sapienza e l’esperienza umana, ma "dall’alto", secondo la logica e la sapienza di Dio. Tornano, ancora una volta, le coordinate spaziali della croce: l’alto e il basso.
Ogni esperienza religiosa trova senso dinanzi alla croce di Cristo. Le religioni (tutte, nessuna esclusa), in parole semplici, non nascono solo "dal basso", e cioè dal desiderio religioso dell’umanità, ma anche e contemporaneamente "dall’alto" (o "dall’intimo"), e cioè dal rendersi presente del Mistero. Se la rivelazione pone l’accento sul movimento di Dio verso la creatura, l’ascetica e la mistica rendono evidente l’ascesa della creatura e il suo libero aprirsi all’azione di Dio che illumina e trasforma. Rivelazione e mistica sono, insieme, l’inizio e la meta dell’esperienza e della tradizione d’ogni religione.
Tutto questo processo è documentabile dalle scienze della religione (etnologia, sociologia e psicologia religiosa, storia delle religioni), esso però s’illumina di fronte a Gesù Cristo che è, allo stesso tempo, il Logos, la parola definitiva di Dio all’umanità, e anche Colui che si "svuota" di Sé sino a donare tutto sulla croce. In Gesù crocifisso e risorto rivelazione e mistica vengono a coincidere perché il Logos fatto carne, donando tutto di Sé, rivela l’Agape, l’Amore che è Dio. Di queste cose parlavano Gesù e Nicodemo, di notte.
Gesù è l’unico rivelatore delle cose del cielo. Fatto uomo per comunicare la vita di Dio. Un mistero di abbassamento e di rivelazione che si compirà sulla croce. Allora l’umanità potrà comprendere l’evento scandaloso e sconcertante della salvezza per mezzo della croce e guarire dal suo male, come gli ebrei nel deserto guarirono dai morsi dei serpenti velenosi guardando il serpente di bronzo che Mosè aveva fatto innalzare come segno di vita. Chi accetta Gesù evita la perdizione e ottiene la vita, chi lo rifiuta, rifiuta la salvezza.
Angelo Sceppacerca