In occasione della solennità di San Gaudenzo, patrono della città e della diocesi di Rimini, il vescovo, mons. Francesco Lambiasi, ha incontrato le autorità civili e militari per il consueto discorso annuale. Un discorso, dal titolo “Osare la fraternità, ardire la speranza”, nel quale il presule ha voluto rendere omaggio a “Fratelli tutti”, la nuova enciclica di Papa Francesco.
Ed è proprio dal tema della fraternità che è nata la riflessione di mons. Lambiasi. “Fraternité è parola laica o cristiana?”, si è chiesto il vescovo, concentrandosi sull’utilizzo del termine nel trinomio storico della Rivoluzione francese “liberté-egalité-fraternité”. È “parola cristiana, laica e rivoluzionaria. Purtroppo però – ha evidenziato il presule – il celebre trinomio del tricolore francese è stato usato male. La libertà è stata ‘ristretta’ alla distruttiva (dis)illusione di un individualismo radicale e ripiegato. L’uguaglianza è stata equivocata e male interpretata come un ‘fare parti uguali tra disuguali, ma questa è somma ingiustizia’ (Don Milani). Anche la fraternità è stata piegata a una interpretazione distorta. Perché tutti siamo fratelli, e tutti lo dimentichiamo”.
Dopo questa introduzione, il vescovo si è concentrato sul significato più profondo di fraternità, che non può esistere senza la solidarietà, espressa attraverso la vicinanza al prossimo e la gratuità. “Non c’è fraternità senza prossimità, senza solidarietà, corresponsabilità, gratuità e misericordia. – ha continuato mons. Lambiasi –. Le fraternità sono molte, ma non sono tutte buone o cristiane. Ci sono sempre state persone e comunità che in nome delle loro fraternità hanno scartato e umiliato donne e uomini che non rientravano in quella loro fraternità, che per denominare alcuni ‘fratelli’ hanno offeso e ucciso i non fratelli”.
Infine, il vescovo ha chiuso il suo intervento offrendo un decalogo di buona politica. Quella che ha un’attenzione prioritaria ai poveri, che è sensibile al porre rimedio a tutto ciò che lede i diritti umani fondamentali. “Una politica – ha concluso mons. Lambiasi – che non si sottomette alla ‘dittatura’ dell’economia né si assoggetta al paradigma efficientista della tecnocrazia, ma che sia più capace di avviare processi fecondi, che non accanita nell’inseguire risultati spettacolari, con strategie di potere e tattiche di maquillage mediatico”.