Domenica 25 settembre

Ez 18,25-28; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32

Una parabola per i capi, sacerdoti e anziani. La vigna è il popolo d’Israele e l’invito ai due figli manifesta l’amore del padre per la vigna. All’inizio c’è quasi un’affettuosa implorazione ad andare nella vigna; al termine Gesù dichiara l’infinita misericordia del Padre che chiama i pubblicani e le prostitute a convertirsi, due categorie la cui conversione era ritenuta quasi impossibile. Invece proprio i capi spirituali, che avevano accettato di eseguire la volontà di Dio, in realtà non l’avevano compiuta, persi in cose secondarie e dimenticando i comandamenti di Dio. Anche davanti alla predicazione di Giovanni il Battista i capi si erano induriti, mentre pubblicani e prostitute gli avevano creduto.

Il tempio, la vigna, Gerusalemme, Israele e, infine, tutte le genti sono il luogo in cui il Signore entra per le nozze. I due figli sono l’antico popolo e l’intera umanità. Il primo, che aveva promesso di entrare nella vigna di Dio, alla fine non ci va. Le genti, all’ultima ora, ci entrano. Quelli che sembrano più lontani si rivelano più disponibili, forse perché si riconoscono più bisognosi. Per questo il secondo figlio ricorda quello "prodigo" che, dopo aver lasciato la casa del padre, si pente e ritorna; anche il primo figlio, che prima dice e poi non va nella vigna, somiglia al fratello maggiore della parabola, che non conosceva la misericordia del padre, il suo amore per tutti i suoi figli.

"Due ragazzi. Uno irreprensibile, rispettoso, cerimonioso. L’altro bizzarro, ribelle, capriccioso. Il primo dice sì, ed è un no. Il secondo sembra dire no, ma è un sì. Il primo si fa sempre avanti; in fondo, però, è uno scansafatiche. Il secondo ha la testa sbagliata, ma un cuore d’oro. Chi ha il sì facile sovente ha l’impegno difficile. Trova un’insormontabile difficoltà a piegare la schiena quando si tratta di afferrare la zappa e lavorare sul serio. L’importante è fare la volontà del Padre che non si lascia ingannare dai nostri sì. Va’ a dare un’occhiata alla vigna. Per vedere cosa abbiamo combinato di buono". (Pronzato)

"Tutte le parabole sono belle, ragazzo mio, tutte le parabole sono grandi, soprattutto le tre parabole della speranza. Ma su questa centinaia e migliaia di uomini hanno pianto: Un uomo aveva due figli… Di tutte le parole di Dio è quella che ha destato l’eco più profonda. È l’unica che il peccatore non è mai riuscito a far tacere nel proprio cuore" (Charles Peguy). E il filosofo ebreo Abraham Heschel, scrive: "La Bibbia non è un libro, ma un dramma da vivere; non il racconto di un avvenimento, ma essa stessa un avvenimento; essa è il grido di Dio all’uomo".

Essere onnipotente e accettare che un figlio se ne vada; accoglierlo poi a braccia aperte quando ritorna; lasciar perdere tutto e andare alla ricerca della pecora smarrita, essere padrone di tutto e mettersi a servire i propri servi: questo si chiama misericordia. Ad essa la Chiesa deve la propria esistenza di popolo fatto di figli perduti e pecore smarrite. I passi del perdono arrivano più lontano della frattura. Pascal fa dire a Dio: "Non mi cercheresti se non mi avessi già trovato". O meglio: "Non mi cercheresti se io non ti avessi già trovato".

Angelo Sceppacerca