“L’idea che ogni creatura abbia origine in Dio Padre e che in Cristo siamo divenuti fratelli e sorelle, legati nella dignità, nella cura e nell’amicizia, costituisce uno dei più antichi insegnamenti sociali della Cristianità”. Lo ha sottolineato Anna Rowlands, docente di Catholic Social Thought and Practise, durante la presentazione dell’enciclica “Fratelli tutti”, nell’Aula nuova del Sinodo. “Gli appellativi che ricorrono in questa lettera e che sono a fondamento della riflessione stessa di Francesco, riecheggiano abbondantemente le Scritture: fratelli, sorelle, prossimi, amici”, ha spiegato l’esperta, secondo la quale Fratelli tutti “dice esplicitamente come la fratellanza universale e l’amicizia sociale debbano essere esercitate insieme, sebbene non manchi l’incapacità di agire in tal direzione. La globalizzazione proclama valori universali, ma non riesce a praticare incontro e attenzione, specialmente nei confronti della diversità e dei più vulnerabili. La comunicazione digitale specula sul nostro bisogno di contatto, lo distorce, producendo una limitatezza febbrile costruita sui binari dei “like/ dislike”, mercificata da interessi potenti. Il populismo fa appello al desiderio di stabilità, di radicamento e di un lavoro gratificante, ma lascia che l’ostilità distorca questi desideri. Il liberalismo, d’altro canto, concepisce la libertà in termini di individualismo egocentrico e limita le nostre vite intimamente interconnesse”. “Anche le religioni hanno bisogno di pentimento e di rinnovamento”, la tesi di Rowlands: “Fratelli tutti le esorta a essere modelli di dialogo, mediatrici di pace e portatrici di un messaggio d’amore trascendente ad un mondo affamato, cinico e senza radici”.