“Le maggiori preoccupazioni di un politico non dovrebbero essere quelle causate da una caduta nelle inchieste, bensì dal non trovare un’effettiva soluzione al fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”. Nella parte centrale di “Fratelli tutti”, il Papa spiega che “la politica è più nobile dell’apparire, del marketing, di varie forme di maquillage mediatico” e traccia l’identikit del “buon politico”, che a livello mondiale dovrebbe assumere come suo primo impegno quello di “eliminare effettivamente la fame”. “Mentre nella società attuale proliferano i fanatismi, le logiche chiuse e la frammentazione sociale e culturale, un buon politico fa il primo passo perché risuonino le diverse voci”, spiega Francesco, secondo il quale “è vero che le differenze generano conflitti, ma l’uniformità genera asfissia e fa sì che ci fagocitiamo culturalmente”. Di qui il rinnovo dell’appello lanciato da Abu Dhabi “agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale”, insieme con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, ad “impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente”. “E quando una determinata politica semina l’odio e la paura verso altre nazioni in nome del bene del proprio Paese, bisogna preoccuparsi, reagire in tempo e correggere immediatamente la rotta”, aggiunge il Papa.