Quello di san Francesco sulla natura “non è un rapido sguardo sull’uno o l’altro elemento, rievocato solo per lodare Dio. San Francesco si sofferma sulle cose, ammirandone le qualità. Questo atteggiamento è importante per curare una malattia della nostra cultura tecnologica, dove tutto è pensato e vissuto in termini di efficienza. Siamo sempre di più la cultura del ‘far presto’, della velocità, dello stress, del twitter. Corriamo”. Lo ha detto mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, intervenendo oggi al webinar “In cammino con S. Francesco”, proposto dal Forum internazionale di Azione Cattolica (Fiac) in occasione dell’anno dell’Anniversario speciale “Laudato si’” voluto dal Pontefice. Appuntamento che arriva alla vigilia della pubblicazione della nuova enciclica “Fratelli tutti”. “Non abbiamo tempo per ‘riposare’ nel nostro rapporto con le cose create, e così oltrepassiamo la natura, sfrecciando sulle nostre autostrade, senza goderne la bellezza. Non usiamo, ma piuttosto abusiamo delle cose. I problemi dell’ambiente derivano – ha rimarcato il presule – anche da questo atteggiamento”. Tuttavia, ha avvertito mons. Sorrentino, “c’è una tentazione da evitare, che certo non potrebbe essere addebitata al Santo di Assisi. Non si può cedere, in nome della ‘fraternità universale e cosmica’, al panteismo, che non si limita a vedere la presenza di Dio nelle cose, ma identifica le cose con Dio stesso. Sarebbe idolatria. Nulla di più lontano dal pensiero cristiano e francescano”. Altra tentazione che serpeggia, nel recupero ecologico del nostro tempo, ha aggiunto il vescovo di Assisi, “è l’estremismo che impedisce di cogliere la differenza tra le cose, fino a negare la specificità del genere umano rispetto al mondo materiale e agli animali”. “Quando Francesco d’Assisi dà del ‘fratello’ o della ‘sorella’ all’una o all’altra cosa, usa il concetto di fraternità in modo analogico, senza minimamente porre in questione la dignità dell’essere umano. Se si legge bene il Cantico – ha sottolineato il presule – si vedrà anche il sottile filo ‘umanistico’ che lo percorre: non l’antropocentrismo dominatore, ma la dignità dell’essere umano che si fa custode di tutto quanto lo circonda”. Per mons. Sorrentino “sono concetti fondamentali e distinzioni vitali. Allontanandoci da essi, la cura della casa comune si apre a tutti gli arbìtri, non raggiunge il suo scopo, e provoca mali peggiori di quelli che vuol curare”.