Domenica 7 agosto

1Re 19,9.11-13; Rm 9,1-5 ; Mt 14,22-33

Al suo paese, Nazareth, la gente era passata dalla meraviglia, al dubbio e, infine, all’incredulità. Il Vangelo di oggi mostra il cammino inverso: dalla paura al coraggio della fede. Ancora una volta Gesù prova a ritirarsi in un luogo deserto per pregare. Anche stavolta si commuove per la gente che lo cerca. È una vita vissuta sempre per gli altri, giorno per giorno. È come… camminare sulle acque. Gesù lo fa e invita Pietro a fare altrettanto. Pietro – ma anche ognuno di noi – quando crede e ha fiducia avanza; quando valuta le difficoltà, è preso da paura e affonda.

Con la fede si può persino camminare sulle acque, ma basta la paura del vento a farci affondare, perché si perde di vista il Signore. La fede è sempre fragile. Anche quasi nell’ultima riga (28,17), il Vangelo di Matteo dice che alcuni discepoli "dubitavano". Resta, però, la possibilità di gridare a Lui. Resta il grido, radice della fede: "Signore, salvami!". Anche il Vangelo di Marco, raccontando lo stesso episodio, dice che i discepoli erano sgomenti e meravigliati perché "non avevano capito il fatto dei pani". C’è, dunque, un legame tra il miracolo dei pani e questa traversata nella notte. Il pane eucaristico è molto di più che camminare sulle acque e placare una tempesta.

Mentre il Signore è sul monte, solo, a pregare, anche i discepoli sono soli in un mare buio e agitato dalla tempesta. Fede e solitudine vanno insieme, la prima non esclude l’altra, non ci esenta dalla prova. Resta la comunione con il Signore, certi della sua presenza nella nostra vita. Un Vangelo da comprendere in chiave simbolica, che mostra l’altro volto della fede: è un dono, ma è anche responsabilità, solitudine. Tutta la storia dei discepoli del Signore se da una parte soffre i limiti e la fatica degli uomini, dall’altra è accompagnata dalla Sua presenza. Nessuna storia è abbandonata da Dio.

C’è una scena nel Vangelo che anticipa in maniera straordinaria il silenzio del Sabato Santo e appare quindi ancora una volta come il ritratto del nostro momento storico. Cristo dorme in una barca che, sbattuta dalla tempesta, sta per affondare. Il profeta Elia aveva una volta irriso i preti di Baal, … esortandoli a gridare più forte, caso mai il loro dio stesse a dormire. Ma Dio non dorme realmente? Dio sta a dormire mentre le sue cose stanno per affondare, non è questa l’esperienza della nostra vita? La Chiesa, la fede, non assomigliano a una piccola barca che sta per affondare, che lotta inutilmente contro le onde e il vento, mentre Dio è assente? Quando la tempesta sarà passata, ci accorgeremo di quanto la nostra poca fede fosse carica di stoltezza. E tuttavia, o Signore, non possiamo fare a meno di scuotere te, Dio che stai in silenzio e dormi, e gridarti: svegliati, non vedi che affondiamo? Destati, non lasciar durare in eterno l’oscurità del Sabato santo, lascia cadere un raggio di Pasqua anche sui nostri giorni. Signore, dacci il tuo aiuto, perché senza di te affonderemo. Amen. (J. RATZINGER, Meditazioni sul Sabato Santo).

Angelo Sceppacerca