Domenica 17 luglio

Sap 12,13.16-19; Rm 8,26-27; Mt 13,24-43 (Mt 13,24-30 forma breve)

È una parabola del Regno dei cieli, nel senso di "Regno di Dio". Dice che la regalità, l’autorità, la signoria sono di Dio, gli appartengono. Gesù non solo annuncia il Regno, ma lo porta, è lui stesso. A chi gli chiede quando verrà, risponde che "il Regno di Dio è in mezzo a voi". Entrare nel Regno dei cieli dipende dalla fede in Gesù.

La zizzania è erba parassita, nociva. È stata seminata di notte. I servi vorrebbero estirparla, il padrone invece vuole attendere il tempo della mietitura. Gesù vuole insegnarci che nel Regno di Dio buoni e cattivi vivono insieme e che Dio è paziente più che ottimista. Domanda di sempre: perché Dio permette al male di crescere indisturbato nella storia, senza che Egli intervenga per estirparlo? È la tentazione di pensare Dio fuori della storia, disinteressato ai mali e alle tragedie della fame, delle guerre, delle ingiustizie. Gesù insegna un’altra cosa. Dio non è assente, estraneo, ma paziente, in attesa. Alla fine il male sarà vinto: estirpato e bruciato. A noi il richiamo ad essere vigili e attivi nel piantare e far crescere il bene.

Tutto ha un perché. Quello che c’è e quello che avviene, in bene e in male, ha un fine e un’origine. Sull’origine ci può anche essere differenza, perché Dio non fa il male; ma l’ultima parola è sempre quella di Dio che dà un perché finale ad ogni cosa. Il perché è la rivelazione del suo amore gratuito, della sua signoria sulla storia. Il seme di Dio è buono; la sua Parola è buona, ma incontra difficoltà, resistenze del male: chi fa il bene si scontra col male. C’è di più. Il vero problema non è scontrarci col male, ma trovarlo in noi stessi. Il vero dramma dell’uomo è che il male è fra noi e in noi. La parabola risponde alla domanda: da dove viene il male? Che fare davanti al male?

C’è contrasto in tutta la parabola: tra il seme buono e quello cattivo, tra il seminatore e il suo nemico; tra la soluzione dei servi e quella di Dio. Non è poca la differenza. La storia mostra addirittura come grandi abomini siano nati proprio da tentativi di eliminare il male; sono terribili le guerre sante! La storia umana, quella della Chiesa e la storia di ciascuno di noi è una lotta tra bene e male. Vorremmo solo il bene, una Chiesa di soli puri, che ogni cosa fosse libera dal male. Vorremmo strappare via il male che c’è e che non viene da Dio e che Dio non vuole. Alla fine il male rientrerà nel disegno di Dio in un modo più grande di quanto era stato all’inizio. Perché proprio il nostro errore muove la misericordia di Dio, che è la sua essenza. Se anch’io uso misericordia nei confronti del male degli altri, faccio come il Padre. Il paradosso, dunque, è proprio nel permanere del male nella storia che può diventare il luogo e l’occasione del rivelarsi della misericordia di Dio, del suo amore libero e gratuito. Il mondo migliore è quello che c’è, se diventa luogo di perdono e di misericordia.

Angelo Sceppacerca