“A forza di lavorare a contatto con le macchine invece di raffinare la nostra capacità di analisi stiamo regredendo”. Lo ha detto don Fabio Pasqualetti, decano della Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università pontificia salesiana, durante il convegno sulla intelligenza artificiale dello stesso ateneo. “Noi – prosegue – non siamo processori ma funzioniamo in modo lento, per rielaborazione. Ci troviamo in un mondo a macchia di leopardo: si stanno creando modalità di sottosviluppo molto più diffuse perché chi possiede la tecnologia, possiede una visione di mondo che viene imposta agli altri. Credo si debba lavorare nella preparazione dei giovani non solo tecnica ma anche sulla capacità critica di leggere, elaborare. È l’uomo che deve fare le scelte etiche e possedere la capacità di comprensione tecnologica”. Chi ha parlato del rapporto fra intelligenza artificiale e informazione è Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma: “Non bisogna guardare in termini manichei all’innovazione tecnologica che può contribuire alle doti del giornalista”. Per farlo, secondo Razzante, è importante mobilitare tutti i componenti della filiera dell’editoria “uniti nella difesa dei contributi di qualità”. Razzante ha parlato anche della sua esperienza come membro esperto della task force governativa anti-fake news. “Abbiamo indicato una griglia di parametri in cui sono riassunte le azioni che dovrebbe intraprendere il governo, mirate alla sensibilizzazione, comunicazione e formazione perché la sfida è soprattutto culturale”.