“Diamo subito il buon esempio, cambiando i decreti sicurezza e smettendo di criminalizzare le Ong e la solidarietà. Deve essere davvero un lavoro di squadra. Adesso c’è uno schema sul quale lavorare, ci attendiamo dei risultati”. Questo l’invito al governo italiano di Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, commentando al Sir la presentazione del nuovo Patto europeo su migrazioni e asilo, che coinvolge tutti gli Stati membri. “Ci deve essere una forte responsabilità dei singoli Stati a partire dall’Italia – ricorda Forti –. Non dimentichiamo che il tema dei salvataggi in mare è stato fortemente condizionato dai decreti sicurezza che adesso si vogliono cambiare”. Sull’accento che il Piano Ue pone sui rimpatri e sul rafforzamento degli accordi con i Paesi di origine, piuttosto che sui ricollocamenti, Forti osserva: “Ogni mediazione deve accontentare un po’ tutti, quindi il tema della solidarietà si accompagna al tema del rigore. Nulla di nuovo sotto il cielo rispetto a queste dinamiche, è il principio del bastone e della carota”. Il Patto prevede inoltre procedure accelerate alla frontiera, oltre alle normali richieste d’asilo. Qui Caritas avverte: “Le procedure accelerate hanno un grave rischio: non valutare seriamente i bisogni di protezione. Abbiamo bisogno di capire nel dettaglio come verranno implementate le procedure e chi sarà coinvolto nei processi. Il confine della protezione internazionale è molto fragile”. In ogni caso, conclude, nel Patto non si intravede ancora una “visione di società aperta e accogliente”, poiché “si è consapevoli che non ci sono Stati membri in grado di accettarla. È chiaro che siamo di fronte a grandi compromessi”.