Gen 12,1-4; 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9
La trasfigurazione è la conferma della vita nuova dell’umanità iniziata da quando Dio è disceso nella carne e nella storia. La luce che traspare dalla persona di Gesù è il divino contenuto nell’umanità. La presenza di Mosè ed Elia dice che tutta l’antica alleanza, la Legge e la profezia, converge in Gesù e che anche tutta la storia ha nel mistero del Signore il suo segreto e il suo cuore.
La proposta di Pietro di piantare tre tende ricorda il desiderio di Davide di costruire una casa al Signore e la risposta che sarebbe stato Dio stesso a edificare la sua casa in mezzo agli uomini. La nube che scende e avvolge i discepoli è una sorta di tenda nella quale sentono la Voce che indica nel Figlio la “casa”, l’abitazione di Dio tra gli uomini, anzi in loro. Dio abita nei nostri cuori. E questo è il cuore della fede cristiana, evento non confondibile con nessun altro fenomeno religioso: Gesù è Dio e Uomo.
La trasfigurazione accade in disparte, su un alto monte, uno spazio privilegiato, quasi liturgico. E i cristiani l’hanno sempre collegata alla pasqua di ogni Eucaristia perché la trasfigurazione è illuminazione, rivelazione, miracolosa visibilità di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. La trepidazione dei discepoli non è paura, ma timore di Dio, consapevolezza di essere alla presenza di Dio.
È bello restare con Gesù, non andare via. Rendere definitivo e stabile il momento della Gloria. Insieme a Mosè e ad Elia, dei quali nessuno conosce il luogo della sepoltura. Elia è rapito da un carro di fuoco e Mosè muore, solo, sul Nebo e nessuno sa dove sia il suo corpo. Un midrash ebraico narra che Dio stesso resta a fianco di Mosè nella morte, lo distende pian piano su un giaciglio, raccoglie le sue braccia e le pone conserte sul cuore, poi rannicchia i suoi piedi e, alla fine, lo bacia e conduce con sé l’anima di Mosè. Poi c’è il monte. Mosè sul Sinai incontra Dio che si rivolge a lui in un roveto ardente. Anche Elia, oppresso dall’angoscia, è nascosto in una fenditura della roccia del monte, mentre all’esterno si susseguono vento, fuoco e terremoto. Elia, però, ravvisa la presenza di Dio nel silenzio simile a un soffio e si copre il volto, come attendendo un bacio che si avvicina. Elia scese dal Sinai-Oreb per ricondurre il popolo al Signore. Anche Mosè scese dal Sinai e tornò in Egitto per condurre il popolo verso la terra della promessa. Non fecero tende sul monte.
Una nube avvolge Pietro, Giacomo e Giovanni e una voce proclama Gesù figlio prediletto: Ascoltatelo! I tre alzano lo sguardo e vedono Gesù, solo. I discepoli devono scendere dal monte, e seguire Gesù sulla via verso Gerusalemme, dove, prima della resurrezione gloriosa, c’è la via della croce e la salita al monte calvario.
Angelo Sceppacerca