(da New York) “Diciamo al presidente Trump e al procuratore generale Barr: basta. Fermate queste esecuzioni”. Lo scrivono i vescovi degli Stati Uniti chiedendo di fermare due esecuzioni federali previste questa settimana. “Dopo il primo omicidio registrato nella Bibbia, Dio non pose fine alla vita di Caino, ma piuttosto la preservò, avvertendo gli altri di non uccidere Caino. Come Chiesa, dobbiamo dare un aiuto concreto alle vittime della violenza e dobbiamo incoraggiare la riabilitazione di coloro che commettono violenza”, hanno scritto l’arcivescovo Paul Coakley, presidente del Comitato di politica interna della Conferenza episcopale, e l’arcivescovo Joseph Naumann, presidente del Comitato per la vita, a nome di tutti i confratelli. Mons. Naumann, il cui padre è stato assassinato, proprio agli inizi di settembre aveva ricordato che gli Usa hanno la capacità di proteggere la società dai criminali violenti senza ricorrere alla pena di morte.
Ad essere giustiziati saranno William LeCroy, accusato di aver violentato e ucciso un’infermiera nel 2001, e Christopher Vialva, condannato per l’omicidio di due giovani ministri nel 1999 che pregavano e parlavano di Dio mentre venivano uccisi. L’esecuzione per entrambi i condannati avverrà per iniezione letale.
“La responsabilità e la punizione legittima fanno parte di questo processo” sottolineano i vescovi, ma “le esecuzioni sono completamente inutili e inaccettabili, come hanno detto San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco”. Le esecuzioni negli Usa sono state sospese dal 2003, ma il procuratore generale, William Barr, cattolico, nel luglio 2019 ha annunciato che le esecuzioni di detenuti federali nel braccio della morte sarebbero riprese e da luglio, quando è avvenuta la prima, già cinque sentenze sono state eseguite.
Il 7 luglio di quest’anno, diversi vescovi statunitensi si sono uniti a una dichiarazione di oltre 1.000 leader religiosi che si opponevano alla ripresa delle esecuzioni federali.
Il presidente Donald Trump ha difeso l’uso della pena di morte e ha affermato che il suo sostegno alla pena di morte non influisce sulle sue credenziali a favore della vita.