Domenica 20 febbraio

Lv 19,1-2.17-18; 1Cor 3,16-23; Mt 5,38-48

Porgere l’altra guancia è un detto universale, conosciutissimo, anche se – probabilmente – poco esercitato. Eppure non è il più scioccante del Vangelo, a paragone di un altro comando: "Amate i vostri nemici". Questo è davvero un unicum del cristianesimo. Gesù sta spiegando la giustizia del regno, finora inchiodata all’occhio per occhio dente per dente, mostrando che la più grande è quella che risponde al male con il bene, qualunque sia il torto. La legge del taglione per frenare la vendetta, sospendeva la violenza con una pena uguale a quella subita e tutto finiva lì. Noi vorremmo imparare da Gesù a riaprire la storia, ad offrire un’alternativa: non opporsi, porgere, lasciare, fare, dare, amare. Questo rende perfetti.

L’amore ai nemici, che inizia dalla preghiera per loro, è una straordinaria novità rispetto a tutto; la radice è "perché siate figli del Padre vostro che è nei cieli" e il fine è quello di essere "perfetti come il Padre vostro celeste". Gesù è l’esempio più chiaro: muore in croce perdonando gli uccisori e consegnandosi al Padre, vero albero della vita, dalle radici alla chioma colma di frutti.

Porgere la guancia non è cedere alla violenza, ma volgersi, dirigersi, tendere. Non è subire, è un’azione forte che mette in questione e interpella con forza l’altro; più che un semplice atteggiamento virtuoso, significa che l’altro t’importa molto e allora gli proponi una via nuova. Questo cambia le persone, prima ancora che le situazioni. Se lo ami, non è più nemico. È così alta e profonda questa chiamata che la s’intuisce prossima al mistero di Dio. Lui solo è così! E anche noi figli possiamo somigliare al Padre. Questo è un dono che appartiene a una nuova epoca, che esprime il massimo della gratuità nel dare senza aspettare in cambio, è una non-violenza attiva, è amore che ricrea (se amare è come generare un figlio, perdonare è come risuscitare un morto), è lo stile della vita del popolo nuovo.

Le guardie carcerarie domandavano spesso al Cardinale Van Thuan:
– Ma lei ci ama?
– Sì, io vi amo.
– Ma come può amare dei nemici? Noi la teniamo in prigione da più di dieci anni, e lei ci ama?
– Sì, io continuo ad amarvi. Ed anche se vi venisse in mente di uccidermi, io continuerò ad amarvi.
Ed uno di loro:
– Quando lei uscirà di prigione, non manderà i suoi fedeli ad incendiare la mia casa, ad ammazzare me e la mia famiglia?
– No!
– Ma perché?
– Perché Gesù ci ha insegnato ad amare così. Se non lo faccio, non sono degno d’essere chiamato cristiano. E voi vedete che è possibile, perché io sono da tanto tempo con voi, ed abbiamo sempre vissuto come veri amici.
– È molto bello, ma è incomprensibile. Noi abbiamo imparato ad odiare i nemici e a vendicarci quando soffriamo un’ingiustizia. Per me è incomprensibile come si possa vivere come fate voi cristiani. Ma è molto bello.

Angelo Sceppacerca