Domenica 30 gennaio

Sof 2,3; 3,12-13; 1Cor 1,26-31; Mt 5,1-12a

Gesù sul monte e, ai suoi piedi, una gran folla radunata per vederlo, sentirlo, portargli gli ammalati; sapevano che bastava toccarlo per guarire. Gesù si avvicina e li fa sedere. Egli, in mezzo a loro, parla del Regno di Dio che è finalmente arrivato, aperto a tutti, riguarda proprio quelli che ha davanti. Lui dice e tutti sentono cose nuove, inaudite. Non più invidiabili i ricchi e i potenti, né disgraziati i poveri; i prediletti da Dio sono quelli che soffrono, quelli che mettono pace.

Gesù vede quella gente come aveva visto i fratelli pescatori a due a due. Chi gli è accanto è già discepolo perché impara da lui quello che la Scrittura aveva sempre mostrato: i prediletti di Dio sono "piccoli", i poveri, gli afflitti, gli umili, i misericordiosi, i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati.

È la pagina delle beatitudini perché il ritmo lo dà la gioia, segno dell’uomo nuovo che è come un albero piantato lungo corsi d’acqua. Le beatitudini sono capaci di sedurre chiunque perché ognuna è immagine di Gesù, uomo vero. Lo dice anche il catechismo della Chiesa cattolica: "Le beatitudini dipingono il volto di Gesù e ne descrivono la carità". Gesù anche nei momenti più tragici si mostra dolce e pieno d’amore. Specialmente alla vigilia della morte.

I santi, lo stesso. Santa Teresa del Bambino Gesù scrisse: "Sentii un vero amore per il patire… Il soffrire divenne la mia attrattiva, vi scoprivo un incanto che mi rapiva pure senza conoscerlo ancora… Sì, veramente è più che un piacere, è un festino delizioso che mi riempie l’anima di gioia. Non so spiegarmi come una cosa che dispiace tanto possa dare una tale felicità: se non l’avessi provata non l’avrei creduta".

Beati non perché capaci di virtù, ma perché oggetto d’amore e di benedizione, divenuti figli nel Figlio. Maria canta perché tutti la diranno "beata" grazie allo sguardo di Dio posato sulla sua piccolezza. Per questo la prima beatitudine dei poveri in spirito è la sintesi di tutte le altre e chi la indossa possiede già il Regno dei cieli, è già in Gesù.

Le beatitudini non chiedono una paziente sopportazione, ma un sentimento e un atteggiamento di gioia: Rallegratevi ed esultate! I martiri cristiani, di ieri e di oggi, sono la sindone di una persecuzione subita e abbracciata come annuncio della gioia e della gloria del cielo. Non fa soffrire il dolore ma la mancanza d’amore. Una prova la dà persino Friedrich Nietzsche (lo scrive Papa Benedetto XVI nel suo Gesù di Nazareth) nella sua rabbiosa critica del cristianesimo: "Qual è stato fino ad oggi sulla terra il più grande peccato? Non forse la parola di colui che disse: Guai a coloro che ridono!?". E contro le promesse di Cristo (Nietzsche) dice: noi non vogliamo assolutamente il Regno dei cieli. "Siamo diventati uomini – vogliamo il regno della terra".

Su tutti, il secolo scorso ha davvero mostrato quanto si ride e si è beati nei regni della terra! Per risanare la vista portiamo lo sguardo sull’immensa opera dell’architetto Antoni Gaudí, la Sagrada Familia, la grande catechesi della Chiesa su pietra. Gaudí ha portato i retablos dell’interno all’esterno, alle facciate. Ognuna di loro mostra i misteri dell’infanzia, della passione e resurrezione del Signore, il suo messaggio di vita nelle beatitudini e nei sacramenti; la fede e la glorificazione dell’umanità. Le beatitudini, segno di Cristo, sono anche il volto della Chiesa.

Angelo Sceppacerca